Hobby Horse – Eponymous

Hobby Horse - Eponymous

Parco della Musica Records – MPR 045CD – 2013




Dan Kinzelman: sax tenore, clarinetto, clarinetto basso, tastiere, voce

Joe Rehmer: contrabbasso, tastiere

Stefano Tamborrino: batteria, percussioni, voce





Il punto centrale di Eponymous – come di molti altri lavori analoghi pubblicati in questo particolare momento storico – è nel seguente assunto: un disco realizzato oggi da tre giovani musicisti non può non tenere conto di un passato ricco di esperienze disparate, dove riferimenti estremamente diversi tra loro sono diventati tradizioni consolidate per ciascuno di noi. Nel caso specifico, per Dan Kinzelman, Joe Rehmer e Stefano Tamborrino queste esperienze abbracciano la canzone sentimentale italiana degli anni ’30, le improvvisazioni radicali degli anni ’60, le varie rivisitazioni della world music e altro ancora.


Da queste premesse si sviluppa il flusso del lavoro. Sassofono, contrabbasso e batteria – strumenti di espressione abituale per Kinzelman, Rehmer e Tamborrino – vengono posti sullo stesso piano e sganciati dai ruoli soliti in un processo diretto principalmente verso il dialogo libero tra le tre linee. Il discorso si amplia poi quando i tre abbracciano anche altri strumenti – e, in particolare, le suggestioni provocate dalle voce – per lasciar passare il senso del gioco all’interno dell’interplay o, viceversa, arricchiscono il dialogo con situazioni meno consuete al loro vocabolario alla ricerca di risposte inattese in primo luogo per i tre protagonisti.


Ne viene fuori un disco vario, ricco di sfaccettature e sorprese, come la versione sussurrata di Non ti scordar di me. o la evocativa dimensione esotica di Three Hours. A fungere a collante è la voce complessiva dell’ensemble creato dai tre, sprigionata dall’idea di estendere oltre le consuete attitudini il rapporto con il fare musica. Nelle nove tracce di Eponymous si attraversano quindi dinamiche differenti alla ricerca di una voce del trio: una ricerca duratura negli anni, dal momento che il primo EP del trio risale al 2010, e rivolta alla disposizione dei tanti elementi di cui si parlava in apertura. Libertà radicale e tensioni espressive si incontrano con l’attitudine a non mettere troppo in secondo piano la melodia: le linee tracciate dagli strumenti seguono una dialettica vivace, utile per mantenere un equilibrio e per trovare spazi espressivi, anche quando le voci si sovrappongono. Il senso del gioco e questa dialettica sempre accesa sono la chiave per comporre tra loro suggestioni e riferimenti: una pratica che si pone come punto di partenza e come risultato complessivo per la musica del trio e la necessità di far convivere le varie spinte tra loro e la voglia di dare conto con convinta lucidità al progredire del proprio meccanismo espressivo.