Foto: Michelangelo Felicetti
Richard Galliano Solo @ Sudtirol Jazz Festival 2013.
Vipiteno (BZ), Stabilimento Prinoth/Leitner – 29.6.2013
Richard Galliano: fisarmonica, accordina
Produce ogni giorno veicoli cingolati, anche quelli che tutti chiamiamo gatti delle nevi, ma per una sera lo stabilimento Prinoth/Leitner di Vipiteno si è trasformato in teatro e, solo con la sua fisarmonica, ecco Richard Galliano. “C’è un acustica straordinaria qui, meglio che a teatro”, sono state le prime parole del francese, di nero vestito con in braccio la sua Victoria a bottoni.
Nel bel mezzo del Sudtirol Jazz Festival 2013 la cittadina altoatesina ha accolto a fine giugno la superstar della fisarmonica il quale è partito con un uno-due travolgente. Tango (Tango pour Claude) e musette (Fou Rire), perché i circa 300 in sala potessero avere chiaro che la serata sarebbe stata di quelle calde e mai scontate. Soprattutto quando chi sta dietro i microfoni esordisce con un “ora vi faccio ascoltare…non so cosa.”
All’ammiccante Chat Pitre segue la bella Bebe del brasiliano Hermeto Pascoal (dall’album French Touch di Galliano) che parecchi in platea riconoscono, ma che non possono mai immaginarne l’improvvisazione che porta il semplice frammento tematico ad evolversi più e più volte, con dissonanze e apparenti storture armoniche, per creare in fondo una piacevole tensione. Occhi e orecchie di tutti rimangono incollati al flusso sonoro a alle dita vellutate di Galliano.
Que reste-t-il de nos amours? di Charles Trenet è la quiete dopo la tempesta, con qualcuno del pubblico che non può fare a meno di accompagnare il tema con un fischiettare sommesso. Dopo La Valse a Margaux, Galliano avvicina un leggio ed è il momento della prima assoluta delle Sei Danze Rumene di Bela Bartok arrangiate per fisarmonica solista. Momento indubbiamente alto e colto, piacevole senz’altro anche se non propriamente jazz con la “J” maiuscola. Ma a Richard Galliano si può concedere questo e altro, anche perché passano alcuni minuti e arriva un intenso omaggio a Edith Piaf ricco di improvvisazioni, un coinvolgente medley e a Vipiteno sembra di passeggiare per le vie Montmartre.
Gli applausi sono fragorosi ad ogni fine brano e quando Galliano appoggia la fisarmonica a terra, i sorrisi della gente si smorzano pensando che lo spettacolo sia già terminato. Risposta errata perché prima della fine, come è ormai consuetudine nei suoi concerti in solo, Galliano tira fuori la sua accordina e c’è spazio per Rota, Dalla e Bach. Tutti insieme, con la Badinerie in Si minore che chiude il momento “a fiato”.
Per chiudere – da programma – c’è un Libertango di Piazzolla che riprende quel tango d’esordio e il cosiddetto cerchio… quadra! Ma quella di Vipiteno è in verità una serata ancora lunga, perché da una parte il pubblico entusiasta ne vuole ancora e dall’altra Galliano ci ha preso proprio gusto. “Prima di cominciare ero quasi stanco, ora sono pieno di energia”. Alle parole seguono i fatti. Volare di Modugno, Petite Muse e – come terzo bis – la Gnosienne n.3 di Erik Satie. Luci su, ma adrenalina ancora alta. E l’ultimo applauso dura minuti.