Barbiero/Carboni/Brunod – Kandinsky

Barbiero/Carboni/Brunod - Kandinsky

Splasc(h) Records – 2013




Massimo Barbiero: batteria, percussioni

Marcella Carboni: arpa

Maurizio Brunod: chitarra





Un’arpa, una chitarra e le percussioni. Linee e colori, geometrie e forme senza confini. Come nella pittura del maestro russo, Kandinsky, Barbiero propone in chiave musicale il fascino dei contrasti, la convivenza di elementi diversi, contrari al flusso ordinario delle cose dove ogni oggetto è al suo posto, appartiene alla musica che lo ha generato, nobilitato e reso celebre.


Barbiero sperimenta, si diverte a cambiare l’ordine naturale e l’appartenenza degli strumenti, celebrando matrimoni “complicati” e multirazziali, mettendo insieme Africa, dunque percussioni, e classicità e nobiltà europea, l’arpa. Poi c’è la chitarra che fa da collante, suggerisce, intavola melodie (a volte spigolose) e costruisce liriche preziose dialogando con l’impalpabile e astratta musicalità dell’arpa. Il triangolo, irregolare sulla carta, produce improvvisando un insieme di suoni che trovano convergenza melodica attraverso l’interazione tra musicisti (Curva), dove l’etereo suono dell’arpa smussa e crea una liquida base di sostegno all’elettricità della chitarra e alla muscolosità delle percussioni. Il disco si apre con John & Claude, una composizione di Marcella Carboni. Il brano è legato, molto, al retroterra culturale della brava arpista e da l’impressione che possa non esserci convergenza con gli interventi futuri di Brunod e Barbiero.


Ma alla “classicità” di quei suoni subentrano subito nei pezzi seguenti le invenzioni della chitarra e i timbri delle percussioni che riportano in avanti la musica, affermando la sperimentalismo del progetto, la ricerca e creazione di nuovi suoni al limite del jazz, al confine della world music (Punto, Superfice, Linea). Il progetto Kandinsky si dipana attraverso undici composizioni (una è di Duke Ellington), di cui alcune sono scritte in collettivo, altre in coppia e le restanti dai singoli musicisti. Un lavoro corale che valorizza la singolarità dei protagonisti e ne sfrutta le caratteristiche più intime. Un disco dove i suoni non vanno verso gli estremi, la tolleranza zero, la dissonanza, lo sperimentalismo esasperato dalla libertà del free, ma al contrario si cerca nella diversità l’equilibrio e l’interazione, il lirismo (Come Sunday e B>Cristiana) e la melodia nostalgica di nuove emozioni sonore (Piccolo sogno in rosso).