Gianluca Petrella – Il bidone (Omaggio a Nino Rota)

Gianluca Petrella - Il bidone (Omaggio a Nino Rota)

Spacebone Records – BONE1005 – 2013




Gianluca Petrella: trombone

Beppe Scardino: sax baritono

Giovanni Guidi: pianoforte

Joe Rehmer: contrabbasso

Cristiano Calcagnile: batteria, percussioni

Andrea Sartori: elettronica, sartofono

John De Leo: voce

Special guest:

Enrico Rava: tromba

Dino Piana: trombone a pistoni

Muzio Petrella: trombone, armonica





Il centenario dalla nascita di Nino Rota (1911/1979) è stato ricordato da molti musicisti con dischi più o meno rinomati e riusciti, non solo in Italia, ma anche nel panorama internazionale. Questa pletora di incisioni e concerti ha trovato un acuto detrattore in Elfio Nicolosi, anima di “Mi piace il jazz”, uno dei più cliccati blog italiani di argomento jazzistico. Secondo il giornalista citato, questo tipo di operazioni nascondono, stringi stringi, una sostanziale mancanza di progettualità. Si può condividere questa presa di distanza, in generale, dalla moda di rifarsi al repertorio del musicista milanese con la riproposizione, gira che ti rigira, sempre degli stessi pezzi, eseguiti con trascurabili differenze di valore, invece di cercare nuove fonti di ispirazione. Quando, però, si mette sul lettore Il bidone le prevenzioni cadono, le resistenze si abbattono. Siamo, infatti, di fronte ad un prodotto pensato, lungamente elaborato e rielaborato, con una cura notevole anche del minimo dettaglio. Sgombriamo, comunque, il campo dagli equivoci. Questo disco appartiene in tutto e per tutto a Gianluca Petrella. È in linea con la sua estetica e con le sue prove più recenti. Lavorando sul repertorio del maestro delle colonne sonore di tanti film indimenticabili, il trombonista ha ricreato, reinventato brani noti e meno conosciuti, secondo la sua sensibilità e le sue preferenze, creando qualcosa di indubitabilmente personale, tradendo il giusto lo spirito originario dei pezzi presi a modello.


Il musicista pugliese ha operato su più piani comunicanti e contrapposti. La ritmica è piuttosto tesa e tirata e spazia da inflessioni rock, con puntate nel dub, a sottofondi da sala da ballo stile anni sessanta( c’è pure una beguine), a basi classicheggianti, quando l’esecuzione del brano è quasi letterale. Joe Rehmer e Cristiano Calcagnile assolvono in pieno al ruolo assegnato loro, interpretando con una versatilità ammirevole e parecchia fantasia, ogni modifica di tempo e situazione.


In molte tracce prevalgono i cambi di scenario, gli agguati e le sorprese che escono dal cappello a cilindro, caratterizzato da un fondo capiente, di Petrella e soci. L’imprevedibilità e garantita, innanzitutto, dagli interventi all’elettronica di Andrea Sartori, un turbine di effetti speciali tendente ad ambientare o a disorientare i vari brani. Quando entra in gioco John De Leo, tutto muta nuovamente. I vocalizzi del cantante ex Quintorigo, passano dalla parola detta, modulata, all’urlo strozzato o dispiegato. Non canta mai un song in senso tradizionale. Il suo è un contributo fondamentale per trasferire in una dimensione felliniana, fra il sogno, la magia e l’ossessione il suono complessivo del gruppo.


Il protagonista principale è, però, il trombone del leader. Sembra un ottone degli anni trenta, dell’orchestra di Count Basie o Duke Ellington catapultato ai giorni nostri. Conserva il mood della tradizione, del dixieland, della swing era, ma filtrato da una capacità di ricezione contemporanea. La sua tecnica, il timbro specificatamente, in buona sostanza, sono, poi, sempre più sbalorditivi.


Al suo fianco il sax baritono di Beppe Scardino è solista potente, caloroso. Occupa al meglio le zone a lui dedicate, aggiungendo qualche elemento avanguardistico ad un discorso dalla tante tonalità. Giovanni Guidi è il gemello diverso di Petrella, compagno di viaggio in molte formazioni. Il pianoforte divaga da un accompagnamento consistente nella ripetizione di brevi frasi melodiche sempre più incalzanti, dinamicamente in crescendo, a scorribande free tayloriane, pestando a piene mani sui tasti.


Sono ospiti in alcuni brani i decani del trombone Muzio Petrella, padre di Gianluca (+anche all’armonica) e Dino Piana e si allineano al clima complessivo, non rinunciando alla loro specificità. Va segnalata, però, in particolare, la presenza di Enrico Rava in Roma. Il suo solo, all’interno del pezzo è vintage e moderno e rivela la grande voglia di collaborazione fra il meno giovane bandleader, cresciuto a Torino, e il suo pupillo, piemontese di adozione.


Insomma Il Bidone (omaggio a Nino Rota) conferma che Gianluca Petrella non è solo uno dei migliori specialisti al mondo sul trombone, ma pure come compositore, arrangiatore e progettista sa il fatto suo e ogni volta aggiunge un qualcosa di significativo ad una discografia a suo nome già molto apprezzabile.