Barvin Edizioni Musicali – BV CD 1301 – 2013
Giuliana Soscia: fisarmonica
Pino Jodice: pianoforte
Sonata per luna crescente prosegue – questa volta in duo – il percorso del sodalizio musicale tra Giuliana Soscia e Pino Jodice. E, come nelle diverse prove in quartetto, l’obiettivo dei due musicisti è unire scrittura, potenzialità jazzistiche della fisarmonica, slancio interpretativo, influenze mediterranee e colte. Negli otto brani del disco, Soscia e Jodice dispongono i vari ingredienti in modo da far convergere i vari riferimenti in primo luogo nella composizione dei temi. E di conseguenza vengono le improvvisazioni, gestite in maniera “compositiva”, vale a dire pensate e costruite con l’attenzione al rispetto della scrittura, come sviluppo immediato di quanto proposto dai temi.
Altro aspetto importante è l’incontro delle sonorità e delle peculiarità dei due strumenti. Jazz per due tastiere recita il sottotitolo del lavoro e pianoforte e fisarmonica sono accomunati dalla possibilità di gestire al contempo armonia e melodia, oltre naturalmente all’approccio ritmico, e l’abile applicazione di scrittura e arrangiamento, la conoscenza reciproca e l’attenzione a lasciare spazio alle frasi dell’altro diventano necessari per non creare confusioni e ridondanze: pur non giocando in sottrazione, Soscia e Jodice riescono a trovare le chiavi per dare respiro alla musica e fare emergere le tante anime dell’incontro tra fisarmonica e pianoforte. Perchè, al contrario, pur avendo molti punti in comune, i due strumenti hanno anche caratteristiche diverse sfruttate in modo efficace dal duo nelle atmosfere che contraddistinguono i brani: e così si passa dal tango al jazz, dalla ballad più intima e riflessiva alla visione orchestrale capace di coinvolgere in maniera totale la voce e la forza espressiva di fisarmonica e pianoforte.
La fisarmonica, come abbiamo detto molte volte, deve ancora esplorare il suo lato jazzistico: il tragitto condotto dagli anni da Soscia e Jodice ne mette in luce, per mezzo di una prospettiva trasversale e capace di accogliere intenzioni non immediatamente accostabili tra loro, alcuni potenziali evoluzioni. In prima istanza, l’intreccio con le tematiche mediterranee e con la composizione ,come si diceva sopra. Il percorso classico di Soscia e la visione del jazz di Jodice, rinomato come arrangiatore e direttore di ensemble larghi, si pongono come terreno di coltura per una ricerca attenta alla melodia e alla tradizione, quanto alla possibilità di scaturire reazioni con altri linguaggi. Il fraseggio che anima i brani, ad esempio, porta accenti non sempre o non necessariamente jazzistici e, così, introduce nel discorso ulteriori elementi; il dialogo è il frutto di una stratificazione ponderata, di un lavorio continuo che percorre le varie incisioni e le esibizioni dal vivo, condotto senza strappi e capace di riprendere e lasciar fluire le esperienza già attraversate. Scrittura e arrangiamento rimangono chiavi fondamentali per non lasciare che il virtuosismo provochi sovrapposizioni tra i due strumenti o per condurre in maniera discorsiva la trama delle varie suggestioni proposte dai brani, la sensibilità degli interpreti coglie l’aspetto più lirico e fa si che tutto il lavoro non diventi la ricerca di una dimostrazione o l’affermazione sterile di un manifesto.