Maciek Pysz Trio – Insight

Maciek Pysz Trio - Insight

33 Jazz – 33Jazz231 – 2013




Maciek Pysz: chitarra classica e acustica

Asaf Sirkis: batteria, percussioni

Yuri Goloubev: contrabbasso





Prendendo a spunto tematico suggestioni eterogenee, tra la solitudine metropolitana e l’impatto scenico della natura, nonché una gamma di autori da Chick Corea e Sting al pittore Marc Rothko, in questa personale prova il chitarrista non manca di lasciar emergere l’influsso più o meno palese ma comunque consistente dei McLaughlin, Towner, Metheny, DiMeola, Coryell, Muthspiel e quant’altri praticanti di forme cross-over, dichiarando pertanto l’ambito di pertinenza e, indirettamente, i limiti dell’operazione.


“Questa musica proviene dal mio organico bisogno di condividere emozioni e stati d’animo con la gente: i brani per la maggior parte non sono stati pianificati durante sessioni di scrittura, ma le idee giungevano singolarmente ed inattese, ispirate da momenti, luoghi, persone e cose che ho voluto condividere”.


Un tale approccio “pittorico” trova corpo e punti di forza entro una musicalità vivida che non s’astiene dal colorismo (effervescenti le forme fusion in puro rimodellamento degli Eighties in Those Days, laddove non latitano passaggi di più solido lirismo, quali Amici e Moody leaf), e il senso adeguatamente gestito della micro-orchestrazione mercé le stratificazione delle piste di chitarra conferisce dinamismo a passaggi di maggior vigore e presenza come in Blue Water.


Non torneremmo ad argomentare (pena minima la ripetitività) circa la ritmica coppia Goloubev-Sirkis – certo è che la sinergia tra i due palesa ulteriori punti di guadagno, apportando additive risorse quali lo spiccato nitore fraseologico nonché la versatilità verso ritmiche di tessitura pop del primo, e del secondo ben più che la giustezza ritmica e il sapiente sostegno melodico, oltre al non fatuo colore delle percussioni orientali regolarmente praticate.


Infine, l’onesto lavoro di Pysz (in un’ottica che miri a valutare l’utilità odierna di una riproposte di queste ibride forme) si rivela piacevole e fluido all’ascolto, ma probabilmente riuscirà più catturante per quanti vi cercheranno finalità d’intrattenimento e preminenza d’investimenti sulla forma: nemmeno comunque Insight si fonda su incolori acquette ed epidermico sentire, pur trovandoci al cospetto di una musicalità “di testa” e abbastanza fine a sé stessa, oltre che a un inevitabile gioco di rimandi, potendo comunque apprezzare la bontà di composizione del trio, e le più modalità con cui il solista non ha mancato di ingegnarsi a svelare perizia ed impegno di gioco chitarristico e dispensare opportuna alternanza di gamme.