Umberto Napolitano – Silence Revolution

Umberto Napolitano - Silence Revolution

YVP Music – CD 3158 – 2013




Umberto Napolitano: organo, synth, piano elettrico

Eric Daniel: sax, flauto

Israel Varela: batteria

Alberto La Neve: sax

Robertinho De Paula: chitarra

Rossana Speciale: piano

Toni Armetta: basso elettrico

Vincenzo Gallo: batteria

Leon Pantarei: percussioni





A sette anni di distanza da Eos, ultimo cd in trio, Umberto Napolitano ci presenta il nuovo lavoro intitolato Silence Revolution, un disco vivo, irrequieto, brillante, pieno di fermenti ritmici, di aperture ariose e soluzioni imprevedibili. Silence Revolution possiede,come il precedente, una struttura in trio formata dai formidabili Israel Varela alla batteria e Eric Daniel ai fiati. Di volta in volta, a seconda dell’emergenza espressiva, si affiancano ai tre una serie di collaboratori navigati e di sicura affidabilità. Napolitano è un musicista colto, che conosce bene il linguaggio del jazz, quello più rude e sanguigno, e lo utilizza, aggiungendogli, dosate porzioni di toni, colori e tocchi melodici senza alterarne il contenuto armonico. In pratica elabora una sintesi del suo jazz, quello che lo ha “travolto”, colpito nel suo intimo e che adesso viene fuori assieme alla sua personalità di musicista mediterraneo. A dare più forza a questa sua scelta ci sono le pulsazioni elettriche del fender rhodes e i battiti aritmici dell’organo.


E qui entra in scena la prima traccia, dai forti battiti, intitolata Circle, che lascia il campo a una variante latina di nome Liberhumba, un pezzo intenso, ballabile, con le percussioni di Pantarei in primo piano a fare il paio con la batteria di Varela. Poi un po’ di quiete con Winter Sun, una ballad narrata al pianoforte da Rossana Speciale e dalle tastiere di Napolitano seguendo un incedere polifonico che da aria agli spazi. E via ancora con Upen, Return, Fitzcarraldo, My Friend T e Silence Revolution. Ritmo, tanto ritmo, affiancato dagli interventi degli ospiti che contribuiscono a dare maggior impatto e lucentezza alla struttura narrante dei pezzi di Napolitano. Siamo di fronte a un disco piacevole, ben costruito, con aperture originali sul piano ritmico e melodico e ben innestate nelle radici afroamericane della sua musica.