Swiss Jazz : Pierre Favre & Irène Schweizer – Live in Zürich

Swiss Jazz : Pierre Favre & Irène Schweizer - Live in Zürich

Intakt Records – CD 228 – 2013




Pierre Favre: batteria, percussioni

Irène Schweizer: pianoforte






… e la Musica è servita!


La conoscenza e il confronto tra l’eccellente pianista di Schaffhausen e il sommo percussionista nativo dell’area di Neuchâtel si è consolidata in almeno tre altre incisioni in duo, affinata ben oltre il comune lavoro in trio con Peter Kowald e poi con Evan Parker, quindi esponenzialmente evoluta grazie al protagonismo di spicco con il gotha dell’euro-free, coagulatosi in una raccolta di nomi impressionanti per caratura e significativi per coerenza di scelte, che ha anche rispettivamente compreso per Schweizer gli importanti collettivi in forte quota rosa Feminist Improvising Group e Les Diaboliques, e nel caso di Favre una sequenza di esperienze aperte tra cui il colorito Singing Drums e soprattutto le esperienze in solo, culminate nel recente, monumentale Drums & Dreams.


Non poi così nuda-e-cruda (come già dimostrato peraltro dal grande assortimento storico di dualità, da Roach-Ibrahim e Taylor-Bennink a Pieranunzi-Motian – e tralasciando per decenza le scorie ancora tossiche emesse da Salis-Baron), l’interazione batteria-pianoforte svela la vita insieme percussiva e melodica di entrambi, liberandoli anche dai non lievi persi specifici in ballo: così gli attacchi di piena fisicità, dominati da energie di fuoco (Black Mirror) preparano per opportuna alternanza a distillazioni atmosferiche (Painted Face, Bird of Paradise), l’esperienza di grande belligeranza non ha fatto smarrire il senso fluido della narrazione (Hüben wie drüben, All alone) che non abbassa comunque la guardia della tensione espressiva, la captazione dell’istantaneità creativa (Up and down, Night Flights), le successioni di mood e cinetica performanti convergono su un nuovo montare delle energie fino alle clamorose risonanze dell’epilogo.


Poco è in causa dell’atteggiamento dell’ascoltare, che poche ragioni o distrazioni troverà per distogliersi da una piena dimensione ricettiva, come sembra esemplificare il pubblico di quest’intensissimo live (captato nell’arena zurighese Rote Fabrik) “improntando” con le tracce della sua presenza la vividezza della performance.


Ben lungi dall’accampare rendite da acquisito carisma, i talentuosi veterani precocemente devoluti al disvelamento della forma cangiante rendono, con il loro pieno investimento, assai improbabile che un ascolto “cieco” possa disconoscere la fattura degli importanti materiali: i cluster, le progressioni scoscese, le sottigliezze impulsive diffusi sulla tastiera si embricano con i tocchi e gli affondi sulle risonanti membrane e i liturgici cimbali, funambolismo tattico e sensibilità strategica s’investono sul campo soddisfacendo con pienezza le pulsioni creative.


L’intima comprensione della microfisica del gesto, il gusto spregiudicato dell’architettura aperta e il metabolismo sapiente della memoria conferiscono spessori, insieme a non minore grazia, al trionfo dell’irregolarità ed un grande servizio all’affermazione e alla deflagrazione della Musica.


La grande Musica.