Tweedle – 2013
Antonio Apuzzo: sax alto, sax tenore, clarinetto, clarinetto basso
Francesco Fratini: tromba
Pino Capomolla: flauto
Andrea Amendola: viola
Sandro Lalla: contrabbasso
Gianluca Taddei: contrabbasso
Luca Bloise: marimba, percussioni
Antonio Apuzzo è un nome storico dell’avanguardia italiana. In trio con Mauro Orselli e Sandro Lalla ha partecipato alla stagione florida del jazz di ricerca, dalla metà degli anni settanta all’inizio degli anni ottanta, segnalandosi per la partecipazione a festival di tendenza, come le mitiche controindicazioni organizzate a Roma da Mario Schiano. Il trio si distingueva per una discendenza diretta dalla lezione della pari formazione di Ornette Coleman, quella At the golden circle per capirci, per arrivare a produrre musica con una cifra stilistica assai personale. Gli anni sono trascorsi, ma la voglia di sperimentare, di rimescolare le carte, di rimettersi in gioco non sono cambiati. Dal 2005, Apuzzo è a capo dell’Ibrido hot, formazione dall’organico a fisarmonica, dove si sono alternati i solisti e si è modificato, anche numericamente l’assetto, nei cd incisi, ma è rimasta sostanzialmente immutata l’idea di fondo. L’ensemble, ora forte di sette elementi, cerca di far incontrare e scontrare il jazz di oggi, con tutte le implicanze del caso, con la musica sinfonica in maniera certamente non ortodossa.
Il disco contiene sei tracce ed è abbastanza breve, poco più di trentanove minuti.
Si comincia con Flussi temporali e si va subito su atmosfere di marca free, con il sassofonista a spingere sull’alto, mentre si muovono e si aggrovigliano voci contrastanti, fra momenti surriscaldati e parti più tranquille, tra echi di Africa selvaggia e tempestare di archetti in un equilibrio mirabile fra composizione e improvvisazione.
D’un dolcissimo sonno al bel godere si ispira a Vivaldi e ha un andamento lirico. Va in progressione, mantenendosi abbastanza fedele al mondo espressivo del maestro veneziano, con passo lieve e sonorità corpose.
Raggiri punta nella prima parte su incroci inusuali di flauto, clarinetto e viola, finchè iniziano le danze con un ritmo trascinante e assoli alternati quasi come in un gruppo jazz “regolare”.
7 incontri si basa una frase che si ripete, su cui, poi, viene articolato tutto il brano, attraverso rallentamenti, stop improvvisi, riprese di tono, accenti ritmici . Il settetto lavora egregiamente di ricamo sul motivo iterato. È particolarmente ispirato, in questo segmento, l’intervento di Francesco Fratini alla tromba.
Ninna per Nina gioca ancora sugli intarsi fra gli strumenti piccoli, sul timbro assertivo della marimba e su una struttura consistente, da cui possono liberarsi, per rientrare prontamente nei ranghi, i solisti.
La schiuma dei giorni comincia classica per svoltare quasi subito verso la musica afroamericana, con le percussioni a configurare uno sfondo uniforme e trascinante, molto black.
Ibrido Hot X costituisce una sfida per Apuzzo e anche per il compagno di tante battaglie, Sandro Lalla, ancora al suo posto al contrabbasso. L’intenzione sembra quella di voler ripensare la tradizione accademica, dopo aver superato tante barriere, forte delle esperienze accumulate, senza rinnegare per forza di cose il passato da sperimentatore, anzi. L’entusiasmo che ci mette, insieme alla convinzione e alla competenza dei giovani musicisti coinvolti, gli permette di raggiungere gli obiettivi prefissati. Certamente il sassofonista non si fisserà su questo gruppo o, al minimo, modificherà ancora l’organico, il nome dei componenti. Apuzzo, infatti, è un artista inquieto e nomade per forma mentis o per vocazione. Non sa star fermo su un progetto. Deve ogni volta cercare qualcosa di diverso e possibilmente di migliore.