Note Noire 4et – Incontri

Note Noire 4et - Incontri

Autoproduzione – 2013




Ruben Chaviano: violino

Roberto Beneventi: fisarmonica

Tommaso Papini: chitarra

Mirco Capecchi: contrabbasso

Sergio Odori: percussioni





Incontri è l’azzeccato titolo del primo lavoro del quartetto Note Noire. Quartetto a guida collettiva, gestito come un ensemble di musica da camera, la formazione composta da Ruben Chaviano, Roberto Beneventi, Tommaso Papini e Mirco Capecchi unisce nella sua line-up un incontro fondamentale per la storia del jazz europeo come quello tra chitarra e violino, così come quello tra corde e mantici che caratterizza le musiche argentine e, infine, l’impasto sonoro di strumenti che hanno attraversato con grandi risultati sia i registri colti che quelli popolari. E naturalmente questo atteggiamento si riflette nelle scelte dei brani e nel modo in cui vengono presentati sul retro della copertina, vale a dire con le indicazioni dei “generi di riferimento” come in un programma di sala per un concerto classico. La presenza di Sergio Odori alle percussioni in due brani, Khebar e The amorous dance of the Orchid diventa la chiave per poter esplorare meglio alcuni aspetti più tipicamente mediterranei del repertorio.


E la scelta del repertorio è davvero varia. Troviamo brani tradizionali, personalità del jazz come John Zorn, Richard Galliano e Stian Mevik, compositori classici come Franz Lehar, esponenti del mondo della fisarmonica come Carlo Venturi e Jaroslaw Bester per un programma vasto sia nel tempo che nello spazio, un programma attento a mettere in risalto la contemporaneità e a cercare in tutte le direzioni brani che possano fare al caso della formazione, del suo linguaggio e delle sue sonorità, delle sue sintesi ragionate o spontanee a seconda dei casi. Note noire unisce nel corso dei brani sia l’attitudine al rispetto della pagina scritta che l’abbrivio dell’improvvisazione: stilemi, riferimenti ed estro personale dei singoli musicisti si mescolano in maniera feconda per realizzare una musica sempre in movimento, pronta a cogliere i passi delle danze e gli spostamenti dei popoli, la malinconia dell’allontanamento e l’espressività sentimentale delle melodie. Con un gioco di parole si potrebbe cogliere la vicinanza tra il tango e Django in una musica che abbraccia klezmer e musette, visioni balcaniche e rebetiko greco, jazz e mondo gitano: nella forza incalzante dell’accompagnamento di alcuni brani più movimentati ritroviamo tutto il carattere sensuale della musica popolare europea, nelle tracce più lente si riflette il calore del sole del Mediterraneo e ancora si possono trovare riferimenti e caratteri alle varie espressioni in una ricetta particolare che lascia al centro il sapore principale del brano ma lo contorna di spezie e sapori secondari in modo da lasciar passare i collegamenti e le influenze presenti negli altri brani, nelle storie che hanno attraversato e nelle varie e rispettive contaminazioni.