Marilena Paradisi & Ivan Macera – The Cave

Marilena Paradisi & Ivan Macera - The Cave

Silta Records – SR 1302 – 2013




Marilena Paradisi: voce, creature, elementi

Ivan Macera: percussioni, flauto, sassi, elementi






Accostandosi non solo tangenzialmente a certe figure di animatrici in musica creativa (di cui a tutt’oggi non manca una filiazione trasversalmente underground), per la settima esperienza discografica, questa performer – naturalmente in piena sinergia con il cooperativo partner – che dichiara di aver ulteriormente approfondito «l’uso della voce, la quale non doveva essere protagonista, ma stare nello sfondo, richiamare vaghe immagini femminili che “umanizzavano” i rumori e le atmosfere ricreate», si arruola, invocandone ascendenza diretta entro una suggestiva tradizione ed ipotesi di lavoro che vorrebbe che i primi “artisti” fossero di sesso femminile, potremmo ipotizzare per una più “naturale” disposizione a mediare il naturale incontro di violenza ed armonia negli elementi naturali quali i corsi d’acque o le piogge, ad esempio, autentico “ambient” primigenio.


Queste, ed altre possibili premesse ed implicazioni, mostrano una diretta controparte sul piano dell’evento sonoro: incedendo con semplice solennità al cospetto, quindi entro il ventre del mondo minerale di cui si vuol captare il respiro e la dimensione vitale, le estensioni di The Cave incorporano dello spirito femmineo una pervasiva, dilagante propagazione secondo le guise dell’elemento acqueo, e dell’elemento fecondatore di fuoco, o plasmatico, imbraccia l’energia propulsiva e propagatrice.


Narrato ed evocato, più che “ricostruito”, il mondo in cui l’espressione del Sé s’interfaccia senza filtri ai riflessi della Terra, i “dialoghi tra eco di pietra” del lavoro in oggetto inducono e riportano all’ascolto un senso non artefatto (fatti salvi i suoi codici teatranti) di un genuino stupore primigenio, oggettivo ma anche in soggettiva, che ci sintonizza sui primi, fascinosi “moventes” delle esplorazioni sull’Archetipo (le ecletticità junghiane avranno ben riconosciuto adeguati fondamenti).


Poco “materna” quanto piuttosto “figlia primogenita” sortita dalle acque nell’esplorazione del Mondo, la Lilith lucifera e benigna idealmente protagonista e insieme spirito-guida del lavoro agisce e avanza nel suo linguaggio-sortilegio, conferendo alle vibrazioni così generate una morfologia “spiritica” nel loro aleggiare quale forti elementi immanenti ed ispiratori.


Se è vero che gli esiti di questa esperienza non sveleranno radicali novità di forma ideale sulle seduzioni “speleologiche” quali potremmo intenderle da un comune immaginario collettivo, vorremmo allargare il concetto (piuttosto esteso di suo) di action-playing a tale tipologia di performance, certamente molto “naturale” nel riappropriarsi dell’espressione corporea unitamente alla “scoperta” dell’utensile-strumento, potendo scorgere più punti d’interesse ad un progetto di lavoro che senza apparenti soggezioni formali rivendica un diritto all’espressività nel segno della (una volta tanto abbastanza letterariamente) naturalezza.