Dodicilune Dischi – Ed 307 – 2013
Claudio Bianzino: sax soprano, sax tenore
Alberto Mandarini: tromba, flicorno
Davide Calvi: pianoforte
Stefano Profeta: contrabbasso
Nicola Stranieri: batteria
Gigiabbo è il disco d’esordio del sassofonista Claudio Bianzino e, come il titolo volutamente non preannuncia, il nonsense cela in realtà un preciso significato: “gigiabbo” è una delle prime parole pronunciate da Bianzino.
Otto e inediti i brani qui eseguiti dal quartetto guidato del Nostro, comprendente Davide Calvi al piano, Stefano Profeta al contrabbasso e Nicola Stranieri alla batteria e con la partecipazione di Alberto Mandarini alla tromba, presente nel secondo, nel sesto e nell’ultimo brano.
Le morfologie compositive non si presentano eccentriche, a partire dalla formazione. Il disco passa da un andamento brioso e swingato, in brani come Il leone e la gazzella o Quasi trentanove, a pulsazioni circolari più tipicamente soul (Lo specchio degli occhi), rinvergate a tratti anche nelle languide note di Foggy Waltz .
Il lungo viaggio, penultimo brano, si addentra oltre i confini dei precedenti, presentando rinnovate padronanza e perizia, alternando armoniosamente crescendo e dissolvenze. L’ultima traccia prende avvio dal deciso incipit di Profeta, per scorrere man mano attraverso i toni gioviali che rimandano proprio al titolo: Gongolo.
Bianzino, insieme ai “compagni di viaggio”, porta a compimento un progetto cui pensava già da tempo, forse sin da quando da bambino ha pronunciato il termine “gigiabbo”; rivela a proposito del neo-vocabolo: «(…) vuole essere il senso di questo lavoro discografico: una parola di apertura, che magari suscita una certa curiosità, una parola che forse non ha molto senso, ma forse, invece, di senso ne ha parecchio, chissà…»
Uno dei primi approcci fonetici di un bambino con il mondo si trasforma dunque in un progetto di un musicista adulto e compiuto, che tuttavia non tradisce lo spirito avventuriero proprio dei primi anni di vita, esaltandone l’intuitivo disvelamento dell’apparente irrazionalità, azione quasi involontaria ed oscura al senso comune, di cui solo un infante ed un artista sono capaci.