Sebastian Schunke – Genesis. mystery and magic

Sebastian Schunke - Genesis. mystery and magic

NWOG Records – nwog 008 – 2014




Sebastian Schunke: pianoforte

Alex Sipiagin: tromba, flicorno

Nils Wogram: trombone

Hans Glawischnig: contrabbasso

Diego Pinera: batteria

Pernell Saturnino: percussioni





La ricerca di un punto di incontro tra ritmi latini, modern mainstream e riflessi eurocolti è il centro intorno al quale ruota Genesis. mystery and magic, il nuovo lavoro di Sebastian Schunke. Alla guida di un sestetto caratterizzato dalla forte carica ritmica proposta da batteria e percussioni, la musica composta dal pianista tedesco lascia reagire i differenti presupposti stilistici in situazioni sonore diverse. Si va infatti dalle riflessioni in piano solo propose nelle de versioni di Interlude 20_12, introspettive e destrutturate, alle esplosioni corali nello spanish tinge di Adelante, Ella e Misterioso, rispettivamente brano di apertura e chiusura del disco, fino alla piccola suite Rapsodia No.2 “Deep” dove l’elemento compositivo conduce le varie anime coinvolte in una sintesi estremamente serrata.


L’intenzione di Schunke è quella di rileggere momenti diversi della storia del jazz secondo i principi ispiratori di questo lavoro. E, di conseguenza, l’approccio alla ballad – Song for Antje, secondo brano del disco – unisce liricità e compostezza europea a sonorità che possono richiamare la matrice latina; i passaggi più metropolitani, più vicini al canone del jazz statunitense si animano di riflessi e richiami, semplicemente suggeriti alle volte, più espliciti in altri casi, portati all’interno dei brani da un lavoro di preparazione e arrangiamento dei brani delicato quanto presente e costante nel corso di tutto il lavoro.


Schunke infatti sembra non lasciare nulla al caso nel disegno dele otto tracce e questo senza opprimere gli interpreti ne risultare didascalico all’ascolto. Si coglie, anzi, la tensione e la voglia dei musicisti nel seguire i brillanti spunti innescati dalle composizioni del pianista. Un disegno raffinato, elegante quanto articolato, sempre in movimento – e, vista la matrice latina, sarebbe stato strano il contrario – e capace allo stesso tempo di aperture più informali. Una costruzione esigente in grado di costruire una “macchina sonora” in modo efficace attraverso il ritmo, le trame tessute dai fiati, il supporto sempre rigoroso del contrabbasso.


Un sestetto di varia provenienza dove al nucleo centrale tedesco costituito da Schunke al pianoforte, Nils Wogram al trombone e Hans Glawischnig al contrabbasso, si aggiungono un trombettista russo di stanza a New York ormai da tantissimi anni come Alex Sipiagin e una ritmica di estrazione latina formata da Diego Pinera alla batteria, uruguaiano ma residente in Germania, e il caraibico Pernell Saturnino alle percussioni. Le combinazioni sonore vissute dagli stessi musicisti nei loro percorsi geografici e musicali diventa un ulteriore “utensile” a disposizione di Schunke e della sua ricerca di sintesi espressiva. Ciascun componente del sestetto porta nel proprio DNA gli ingredienti della miscela cercata dal pianista: la formazione se ne avvantaggia in modo naturale e riesce a trovare la strada per interpretare le composizioni in maniera credibile e coerente.