Zone di Musica – ZDM 1312 – 2013
Emilio Galante: flauto, piccolo
Giovanni Falzone: tromba
Achille Succi: clarinetto, clarinetto basso, sax alto
Simone Zanchini: fisamronica
Stefano Senni: contrabbasso
Francesco Cusa: batteria
Tommaso Lonardi: voce
Un disco dedicato a Mahler. Non è proprio una novità nel panorama del jazz contemporaneo. Basti pensare alle operazioni svolte da Uri Caine sul repertorio del compositore austriaco, concretizzatesi nella pubblicazione di tre importanti album: Ulrich ( primal light), Live in Toblach e Dark flame. Il pianista americano ha reimpastato la sinfonia e il jazz, il neoklezmer e l’avanguardia, procedendo di contaminazione in contaminazione, per mettere in luce l’essenza ebraica della musica di Mahler, il suo humus, il suo ascendente diretto. Il suo progetto ha questa particolarità intrinseca, pur spaziando su parecchi fronti contrapposti ma, alla fin fine, coesistenti e consonanti.
Sonata islands si muove, invece, in maniera differente. Il cd contiene, infatti, sei composizioni originali ispirate ai canti della terra. Non è una semplice, o complessa, rivisitazione. Siamo più lontani da Mahler o arriviamo dentro il cuore della sua estetica dopo una riappropriazione individuale o collettiva, dopo averlo assimilato, digerito. Si respirano il clima, l’aria, il mood ( se fosse un jazzista) del maestro del tardoromanticismo, il suo mondo espressivo, in queste tracce, sotto il filtro di pagine scritte su commissione da artisti italiani.
Il Canto della terra è una sorta di lied sinfonico, scritto a Dobbiaco in un periodo di grande difficoltà personale; risente chiaramente dello stato d’animo perturbato dell’autore mitteleuropeo ed è una delle sue ultime produzioni. Ogni pezzo del cd ha una fisionomia precisa, anche se si possono distinguere alcuni caratteri peculiari nelle varie tracce. E’ evidente il richiamo alla musica balcanica, reso palpabile dal suono della fisarmonica di Simone Zanchini, un accordeon che sa suggerire l’atmosfera di festa, sottolineata dall’andamento delle antiche danze rimesse in gioco, o di malinconia, di tristezza, quando il lieder “riprogettato” si fa cupo.
Si privilegiano gli accostamenti inconsueti fra gli strumenti. Il motivo, a volte, viene esposto da ottavino e clarinetto, mentre la tromba va di contrappunto con la fisarmonica su un accompagnamento funky di basso e batteria. Duettano flauto e mantice, sassofono e tromba senza rete, privi di punti di appoggio in sequenze felicissime. L’aspetto timbrico è molto curato, sì, ma per provocare contrasto, scontro frontale fra voci diverse, lontane nella gamma sonora.
Raramente tutti e sei i membri del gruppo suonano insieme. Più spesso si suddividono in trii o quartetti, che si alternano in segmenti in successione, secondo necessità espressiva, costruendo un suono complessivo fra il classico-classico, il contemporaneo e l’estemporaneo organizzato, non lasciato, cioè, all’estro, svincolato da un contesto da rispettare, del solista di turno
C’è una considerevole attenzione per la parte ritmica. Si fluttua da basi rockeggianti, a sfondi indirizzati verso lo swing, a intermezzi liberi, a reminiscenze bandistiche con tempi di marcia militare, a cadenze di ballo tradizionale, a divagazioni nel latin. C’è pure un samba in bella vista, a un certo punto…
Sono due giganti Giovanni Falzone e Achille Succi, solisti straordinari che improvvisano con grande efficacia, offrendo la sensazione di seguire una partitura scritta da cima a fondo.
Emilio Galante è sempre vigile e puntuale. Punzecchia i partners, li tiene a bada, svettando con i suoi strumentini. E’ la voce acuta del sestetto e contribuisce a dare un colore particolare al suono complessivo della band. Stefano Senni e Francesco Cusa sono una garanzia assoluta. Accompagnano con aggressività, coprendo tutti i campi possibili e immaginabili, da jazzisti di razza. Non sbagliano un colpo, pur dovendo disimpegnarsi su aree ritmiche lontane e apparentemente distinte.
Simone Zanchini è il motore etnico di tutta la macchina armonica e melodica. Si impadronisce del canto della terra, andando a scavare con le mani in questa musica colta, per tirarne fuori le origini popolari
Sonata islands fa ancora una volta centro con questo disco. Dopo aver reso onori al rock, con Goes-Rio, l’asticella si alza giungendo a scomodare un’icona quale Gustav Mahler. Niente paura, il sestetto affronta la sfida con le migliori intenzioni e i più lusinghieri presupposti. In tal modo la prova viene superata alla grande, con estrema disinvoltura.