Ibrahim Maalouf – Illusions

Ibrahim Maalouf - Illusions

InMister Productions – IBM7 – 2013




Ibrahim Maalouf: tromba

François Delporte: chitarra elettrica

Laurent David: basso elettrico

Frank Woeste: Fender Rhodes

Xavier Rogé: batteria

Youenn Le Cam: tromba, flauto, cornamusa

Yann Martin: tromba

Martin Saccardy: tromba





Rock e radici popolari, jazz e progressive. Illusions, il nuovo album di Ibrahim Maalouf, si colloca in un territorio al di là di ogni confine o steccato di genere, in un vero e proprio puzzle composto da tasselli e riferimenti estremamente diversi fra loro. La tromba del leader guida una band ricca di colori e suggestioni in un vero e proprio ragionamento musicale post-moderno: oltre il termine delle storie e delle evoluzioni dei generi musicali, per come li abbiamo concepiti nel corso dei decenni.


La scrittura del trombettista compie una sintesi compatta e utile per sganciarsi da ogni purismo, da ogni debito nei confronti delle grammatiche dei tanti generi cui attinge. Perché se è vero che ritroviamo nota dopo nota elementi riconducibili ai vari generi nelle frasi e nei passaggi, nelle sonorità e nelle atmosfere, nella stratificazione delle linee che vanno a combinarsi nell’arrangiamento, l’intento del lavoro è proprio sfruttare contrasti e, persino, contraddizioni per andare verso una commistione profonda, una coesistenza assolutamente inestricabile tra i vari elementi portati all’interno della musica.


Illusions, così, non fa nulla per sfuggire i rischi e le scivolosità del melting-pot anzi ne ricerca il fascino e le potenzialità insite in una impostazione onnicomprensiva: il filo tracciato da Maalouf si muove sulle coste del Mediterraneo, dove raccoglie inflessioni arabe e orientali prima di volgere lo sguardo ai Balcani e all’Europa continentale, ospita derive sinfoniche e guarda alla forma canzone prima di raccogliere e spingere ulteriormente avanti le sintesi già effettuate dal rock e dal jazz elettrico. Il tutto passando in maniera tanto fluida quanto repentina da un ambiente all’altro, il tutto facendo scivolare le atmosfere le une dentro le altre in modo da far convivere sempre elementi differenti: tanto che, anche quando ci si ritrova in una situazione definita in modo più chiaro o definita, ci sia nel gruppo sempre qualche dettaglio pronto e utile per spostare altrove il marchingegno, per renderlo meno stabile, per suggerire un dubbio o scaturire una soluzione differente.


L’operazione consiste perciò in una continua ridefinizione di paesaggi sonori, in una unione continuamente rimodulata di informazioni musicali, scalate secondo le esigenze del “momento scenico”, le potenzialità di una formazione ampia e caleidoscopica, le necessità dell’improvvisazione.


E la chiusura funky-rock della ghost track Illusion, un brano tranquillamente plausibile nel repertorio di un musicista come Lenny Kravitz, diventa la conclusione naturale di un percorso vario, frastagliato, ridondante e ricco, capace di mantenere l’equilibrio ma anche di rovesciare senza paura il tavolo, intenzionato sempre ad andare a vedere cosa provocano e cosa scatenano le nuove combinazioni.


Una parola, infine, sulla confezione molto particolare del lavoro. Colorato e ricco sin dall’aspetto esterno, Illusions si presenta in un box contenente il digipack del CD, un libretto dove Maalouf spiega le motivazioni relative ai vari brani e alcune cartoline con scatti presi dal set fotografico utilizzato per la creazione della copertina del disco.