The Golden Circle @ Auditorium Parco della Musica

Foto: Andrea Boccalini










The Golden Circle @ Auditorium Parco della Musica

Roma, Auditorium Parco della Musica – 20.3.2014

Rosario Giuliani: sax

Fabrizio Bosso: tromba

Enzo Pietropaoli: contrabbasso

Marcello Di Leonardo: batteria


Le cover band nel jazz praticamente non esistono e a specificarlo è lo stesso Giuliani a metà concerto. Questo lavoro prende il nome dall’album doppio che inaugurò il passaggio di Ornette Coleman alla Blue Note nel 1965, vale a dire At the Golden Circle Stockholm. Tuttavia di questo album non viene riproposto nessun brano. Si parte dalla musica di Ornette Coleman ma durante la session si allarga lo scenario, arrivando fino al jazz attuale, e alle blue notes italiane, passando per il bebop l’hard bop, il blues e un tocco di free. Il quartetto in questione è composto da musicisti ormai noti a livello internazionale, soprattutto sulla scena jazz europea.


I primi tre brani fanno subito saltare sulla sedia gli ascoltatori: si tratta di Congeniality, Peace e Free, tre composizioni storiche del sassofonista texano. Nel primo gli scambi e l’interplay fra Giuliani e Bosso dimostra la piena maturità dei due artisti. In Peace la tromba di Bosso assume un sound Dixie sul finale, diventando a tratti nevrotica, per poi tornare alle tonalità iniziali, accompagnata dal sax. Il terzo capitolo riprende l’influenza monkiana dell’attacco originale ma lo allarga e lo addolcisce con sonorità più hard bop, smussando quelli che spesso possono essere gli spigoli del free, verso i quali va incontro chi non è abituato ad ascoltare questo genere. Proprio in questo brano abbiamo la conferma, se mai ci fosse venuto il dubbio, che non si tratta di una cover band. Gli scambi e gli assoli dei fiati sono molto ben gestiti e strutturati mentre la sezione ritmica è perfetta nel costruire la base di sottofondo.


Il primo brano originale è For Ed Blackwell di Pietropaoli. Ed Blackwell era il batterista di Coleman, suo compagno in diversi album storici come This is our Music, Free Jazz: A Collective Improvvisation, Ornette! L’assolo iniziale del contrabbasso è dolce e poetico mentre successivamente prende un piega blues. Il sax e la tromba iniziano a disegnare un sound da marcia funebre in chiave blues.


Si chiude con Chronology, Ramblin’ e Lonely Woman. La tromba con la sordina dà vita ad un solo molto muscolare, simile al primo Miles Davis, il sassofono invece è più dolce. Ramblin’ ha una connotazione tra il funk e le street band, ma solo accennata. Lonely Woman è lirismo puro. Il contrabbasso dà il via con un mood che entra dentro e arriva dritto al cuore. Il sax, accompagnato dalla tromba, emette poesia pura invece che note.


Il quartetto offre un lavoro molto più aperto al grande pubblico rispetto al Coleman puro e duro. È un progetto che restituisce la grandezza e la continua ricerca del New Thing a cui puntava il sassofonista americano e in più lo condisce con un sound europeo e italiano. Un live adatto sia ai palati fini sia a chi si avvicina per la prima volta al jazz.