Unit records – UTR 4489 / WR 014 – 2014
Afrika Mkhize: pianoforte
Ganesh Geymeier: sax tenore
Ayanda Sikade: batteria
Bänz Oester: contrabbasso
Varrebbe la pena prendere spunto da questa corposa incisione per ribadire la non certo oscura fenomenologia del jazz sudafricano, corrente di intuitiva valenza politica anti-apartheid, ma per molti versi anche estetica, avendo determinato dei peculiari, propri filoni alle cui importanza e credibilità ha contribuito l’operare di un gran numero di personalità, tra cui potremmo nondimeno menzionare Abdullah Ibrahim e gli scomparsi Basil Coetzee e Johnny Dyani.
Quanto ai suoi incroci con la sempre fertile scena elvetica, non si tratta qui di un’inedita esperienza, potendo ricordare almeno le recenti prove dei trii Ziegele-Schweizer-Ntschoko e Braff-Cooper-Naidoo o, appena più in là nel tempo, il suggestivo Swiss-South African Jazz Quintet comprendente ancora il batterista Makaya Ntschoko oltre all’emergente pianista Colin Vallon.
Il contrabbassista Bänz Oester, di già trentennale esperienza maturata anche affiancando Pierre Favre, Samuel Blaser o Elina Duni in ambito europeo, come pure una moltitudine di figure tra cui Joey Baron, Chris Potter o Joe Lovano, ha già contribuito ad una corposa discografia non mancando un’esperienza devoluta al proprio strumento in solo (Blosperment Suite, del 2007), ed è regista ma non protagonista assoluto dell’incisione in oggetto, che fissa una brillante serata al club Bird’s Eye di Basilea; questa tratteggia un piuttosto fertile (ma analogamente potrebbe dirsi delle esperienze più sopra citate) crossing linguistico e di personalità dei quattro attori, esplicitando la grande pertinenza linguistica della corrente africana, in realtà da sempre dialogante con le espressioni più vibranti, impegnate e di colore degli idiomi nordamericani.
Veicolando così la fluente solidità delle forme bop, innervate e vivificate dal dilagante, nativo senso della danza, il programma, a firma del titolare e del pianista, si articola in tracks piuttosto estese, esordienti in formula vivida e intimamente risonante della solarità d’Africa, estendendosi stilisticamente verso passaggi ieratici e thriller, discorsività tesa e urbana, formula classica ad intensa pulsazione ritmica, passaggi danzanti ed humoresque con esposizione solistica del leader, che atmosfericamente preludono alla veemente conclusione, di drammatica e tangibile intensità partecipativa.
Lo squillante colore e il radicato soul dell’iperplastico pianismo di Afrika Mkhize, il drumming di portata quanto meno incisiva di Ayanda Sikaye s’incontrano con la voce solistica del tenore di Ganesh Geymeyer, le cui duttilità sposano le veemenze espressive sub-equatoriali, e con la tenuta connettiva ed operosa dello strumento basso del titolare Bänz Oester: la prestazione del transcontinentale quartetto, civile per implicazione etnica, apprezzabile per estensione di visuale, esita in un’esposizione di solida classicità che mostra di aver dinamicamente incorporato le istanze tuttora assai problematiche del Continente nero, verso le quali il sentire centroeuropeo palesa d’interfacciarsi in un clima rispettoso e creativamente solidale.