Tim Berne’s Snakeoil – Shadow Man

Tim Berne's Snakeoil - Shadow Man

ECM Records – ECM 2339 – 2013




Tim Berne: sax alto

Oscar Noriega: clarinetto, clarinetto basso

Matt Mitchell: piano, piano Tack, piano Wurlitzer

Ches Smith: batteria, percussioni, vibrafono





Tim Berne continua la sua poderosa opera di ricerca e di allontanamento da ogni forma di mainstream e dal jazz più ortodosso.


La musica qui nasce dall’impossibilità stessa di ascoltare: l’orecchio sente a partire dalla propria sordità, parafrasando un famoso filosofo. Secondo lavoro per la formazione Snakeoil, cinque dei sei brani sono a firma del sassofonista, sempre per l’etichetta Ecm Records.


Il musicista di Syracuse produce inquietanti polifonie servendosi del suo istinto e del suo bagaglio culturale, sottoponendo la sua scrittura ad un destrutturazione totale per testimoniare forse la ricerca di un “grado zero della musica” in cui ci si libera dalle sovrastrutture e si giunge ad una innocenza perduta.


Si è parlato di “free bop” ma come sempre le etichette non riescono ad imbrigliare la forza e la volontà di un’artista che deve sicuramente il suo debito ad Antony Braxton, Julius Hemphill e l’Art Ensemble of Chicago.


Questo “organizzatore di feeling e di atmosfere”, cosi si definisce, ricerca un sound comune con i suoi compagni di avventura lasciando spazi aperti senza arrogarsi volontà autarchiche.


Son Of Not So Sure introduce, quasi in punta di piedi, l’anima dell’intero progetto con trame armoniche molto esili. L’autonomia dei singoli musicisti ben presto si trasforma in accumulazioni sonore pronte ad implodere.


OC/DC e Socket sono i brani che costituiscono l’anima dell’album, il sax di Berne produce growl strazianti e vivaci, urlanti e disturbanti: si tratta di un’afonia musicale che distorce e si nutre degli umori ambientali. Il piano di Matt Mitchell è autunnale con un suono grave e vivace ed una matrice percussiva che lo porta a supplire la mancanza del contrabbasso.


Psalm, scritta da Paul Motian è un piccolo interludio per piano e sax, inserito ad hoc tra OC/DC e Socket. Il suo incedere è stentato e nello stesso tempo straziante e solitario.


Completano la formazione di questa grandiosa avventura il sempre attento clarinetto di Oscar Noriega, fremente e sotterraneo, e la sperimentazione ritmica delle percussioni di Ches Smith.


Berne affascina ancora una volta per la volontà di destituire ogni certezza musicale: il dilaniante e tormentato soffio del suo sassofono si accanisce sul nostro sistema nervoso e ci ricorda che la musica non non deve essere mai conciliante e rinunciataria.