Intakt Records – CD 221 – 2014
Ingrid Laubrock: sax soprano, sax tenore, composizioni
Mary Halvorson: chitarra
Tom Arthurs: tromba
Ted Reichman: fisarmonica
Liam Noble: pianoforte
Ben Davis: violoncello
Drew Gress: contrabbasso
Tom Rainey: batteria, xilofono
Sensibilità. Sensitività.
Istinti dilaganti. Impulsi manierati.
Si possono tratteggiare, più che individuare, due filoni o blocchi strategici in cui e in vario modo sembrano aggregarsi, ad oggi, le espressioni del free, potendo identificare una corrente usa all’espressione di getto, che in apparenza pone in prima istanza le energie d’impatto e l’erosione dell’armonia (almeno convenzionalmente intesa) ed un’altra tendenzialmente più attenta alla forma e in maggior affinità alle avanguardie post-accademiche, potendo attribuire al primo un ruolo e una presenza più “politici” e alla seconda vocazione e strategie maggiormente “estetizzanti”, sia pure con l’oggettiva difficoltà (oltre alla dubbia utilità di fondo) di collocarvi con nettezza i relativi esponenti e sotto-filoni.
Poco importa, alla fine, se i nomi più storici ricadano nella tale o tal’altra corrente (ammesso che questi condividano o vogliano riconoscersi in tali schematismi), ma per quanto attiene alle ultime generazioni, specie quelle “bianche” o europee, si potrebbe identificare una maggior propensione ala seconda forma così tratteggiata, almeno in base alla percezione di un prevalente senso di ambizione compositiva nonché di ricerca istantanea.
La giovane Ingrid Laubrock, tedesca di rapida formazione “di strada” londinese, quindi trasvolata oltre Atlantico, in cui tiene attivamente la scena con una fitta agenda di appuntamenti, in virtù anche al sodalizio d’arte a di vita con in vulcanico batterista Tom Rainey, si mostra assai attiva e piuttosto rampante anche sulla piattaforma discografica (non solo per Intakt, quant’anche per CleanFeed o NoBusiness, ad esempio) allestendo un’ulteriore formazione a suo titolo, in aggiunta al trio Sleepthief o al combo Anti-House a latere dei numerosi collettivi tra cui Catacumbo o Paradoxical Frog.
In forma di revisione del proprio nonetto Nein, Laubrock qui raduna un’assortita band ripresa dal vivo al SWR Newjazz Meeting presso l’abitualmente animata Rote Fabrik di Zurigo, e la performance esplicita il suo carattere in un’assemblea di voci assortite e discordi, ma sempre spese lungo la l’istantaneità e soprattutto democraticità linguistica.
Non mancano plaghe di ricomposizione armonica grazie alla presenza nell’insieme garbata dell’acido e sognante accordion di Tom Reichman, delle corde, ora livide, ora psichedeliche, dell’abituale partner Mary Halvorson e delle figurazioni di variabile corpo del violoncello, delegando maggiori tensioni agli strumenti a fiato di Tom Arthurs e della leader, e trovando utile legante nella peculiare e controllata eloquenza del piano di Liam Noble e del basso di Drew Gress, non ultimi gli interventi di sostanza di Tom Rainey, abile a scandire le geometrie, dispensando per lo più in fitta agilità gli interventi percussivi (oltre agli iterativi cluster allo xilofono): configurando assai atipiche cantilene (Novemberdoodle, elaborata e in crescendo) o copioni di pathos partecipativo (Nightbus), la scena si alterna tra decantazioni del suono e vivide e provocative incursioni, sempre in reciproco e interattivo ascolto.
Improntato agli umori e alle tinte di una vivida, animata dimensione notturna, The Zürich concert s’articola in buona parte lungo elaborati e protratti giochi delle parti, e la recita senza tangibile soggetto, tranne la progettualità comune di una dichiarazione di ulteriore libertà formale, perviene a sancire un nuovo manifesto del free, in questo caso volto a fissarne un’espressione di collettività comunicativa, vivente non d’astrattezze e ben pregna, per segni ed energie, delle pulsioni e delle idiosincrasie che hanno segnato, ideologicamente ed esteticamente, i flussi originari e probabilmente più onesti della musica creativa.