Gli Aperitivi in Jazz del Teatro Carlo Felice di Genova – Marzo/Aprile 2014

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Gli Aperitivi in Jazz del Teatro Carlo Felice di Genova – Marzo/Aprile 2014.

Genova, Teatro Carlo Felice. 4.3.2014/17.4.2014


Debutta in marzo al Carlo Felice un duo di giovani musicisti, sconosciuto ai più, riuniti sotto la sigla A Dark dress. Il concerto si apre in una maniera inconsueta con il pianista a percuotere i tasti e il partner ad armeggiare sulla cordiera dello strumento a coda. Si prosegue successivamente con una sfilata di invenzioni elettroacustiche e di improvvisazioni astratte sull’onda di climi sospesi e onirici. Si ritorna sulla terra con una marcia fra l’ironico e il grottesco. In ogni angolo è nascosta una sorpresa, determinata da una soluzione imprevedibile. Così fino alla fine, con un dialogo coriaceo, ispido, di tromba e tastiere che si rincorrono, in una composizione estemporanea di rara lungimiranza. Le scie delle stelle polari, Cuong Vu, Taylor Ho Bynum, per Max Di Carlo e Marylin Crispell o Myra Melford per Stefan Roslmair possono intravvedersi, nel solismo di tromba e tastiere, ma si percepisce pure la fatica gioiosa di una ricerca pervicace e testarda per edificare un discorso personale, oltre i modelli di riferimento. Il successo è inaspettatamente caloroso per un’esibizione intellettualmente pregnante, ma non fredda, fra le proposte migliori di questa stagione.


Il 6 marzo è il turno di un duo ligure di nascita o di adozione, il genovese Dado Moroni insieme al chiavarese, di residenza, Enrico Rava. Il grande trombettista si trova a meraviglia in coppia con i pianisti, basti pensare al sodalizio con Stefano Bollani o a quello con Andrea Pozza. Anche con Moroni la frequentazione è collaudata nel tempo. Il repertorio è necessariamente orientato verso quegli standards che Rava predilige, perchè legati indissolubilmente alle figure di Chet Baker o di Miles Davis e non si può rinunciare ad un viaggio nel Brasile di Jobim e Joao Gilberto. C’è modo di sentire anche l’inflazionata Quizas, quizas, quizas, ormai ripresa da quasi tutti, jazzisti e non. L’original scelto dal musicista torinese è ancora una volta Certi angoli segreti, una costante in tutte le occasioni. Malgrado l’ opzione di fondo di andare sul sicuro, non rischiando nulla, l’esibizione scorre leggera, in virtù di un’intesa palpabile, cementata da una stima, da un rapporto cordiale e amichevole fra i due protagonisti della serata. Così Moroni fa un po’ meno note del solito e si mette in ascolto vigile degli interventi del compagno di avventura. E il trombettista va a nozze nel raccontare ancora una volta le sue storie o la sua storia ed è bello sentire questa narrazione che riserva, qualche volta, pure un minimo di variazione in corso d’opera. Il pubblico festeggia il duo con meritati applausi. Non si poteva dubitare del successo di questo appuntamento.


Scende in campo il 13 marzo, la Big Borgo band , agguerrita formazione nota solo in un’area geografica limitata alla Liguria e alle zone attigue. L’orchestra meriterebbe, invece, ben altra considerazione anche fuori dai confini regionali. L’ensemble possiede, infatti, un notevole impatto spettacolare, grazie ad arrangiamenti curati, scambi fra le sezioni che procedono potenti e ben sincronizzati per il lancio di assoli carichi, a volte sovraccarichi, di un’energia prorompente. I pezzi selezionati attraversano la storia della musica afroamericana dagli anni cinquanta in poi, ma è nei brani soul jazz e nel funky che la macchina va avanti dritta spedita con forza trainante, raggiungendo apici di tensione e di coinvolgimento veramente rimarchevoli. Soprattutto in Mercy, mercy, mercy, hit del quintetto di Cannonball Adderley, firmata da Joe Zawinul, si assiste all’esplosione di autentici fuochi d’artificio che si accendono fragorosi ad ogni passaggio del testimone. Claudio Capurro ci mette del suo, dirigendo con un movimento continuo del corpo sul ritmo della big band. Volendo scomodare un parallelo altissimo, pure Duke Ellington ballava mentre guidava la sua orchestra…Per aggiungere ulteriori elementi di interesse il leader si ritaglia un solo al sax soprano breve, ma in grado di dar la paga a tutti gli altri strumentisti del suo gruppo. Inutile dire che i convenuti, alla fine, tributano una messe di applausi alla Big Borgo band.


Il 27 marzo è la volta del quartetto di Anna Sini, altra voce meritevole di maggior riconoscimento, come da categoria del referendum del Down Beat. La cantante ha una voce calda, duttile, dotata di una buona estensione. Affronta un certo numero di classici del jazz riverniciandoli secondo la sua sensibilità, impreziosendo l’esecuzione con un pregevole canto scat, con vocalizzi a salire in verticale e una preoccupazione evidente per rendere al meglio le pieghe dei vari brani, per mezzo di una puntigliosa attenzione alle dinamiche. È lei il motore del quartetto, ma i suoi partners si danno da fare per metterla in condizione di trovarsi a proprio agio con i suoni giusti alle spalle. Si distingue in particolare il chitarrista Enrico Testa, brillante in un solo all’armonica a bocca.


Fra i momenti da ricordare si può citare una lettura particolarmente incisiva a di Yesterdays e una altrettanto efficace di Spring is here. I presenti si spellano le mani a fine concerto.


Rita Marcotulli, in solitario, è protagonista il 3 aprile. La pianista romana mette in mostra un bellissimo tocco, oltre che una felicità di costruzione armonica e melodica. Il tutto servito in modo invitante e gradevole. Vengono riproposti, fra gli altri, suoi brani storici, come l’omaggio a Truffaut di Baci rubati o colonne sonore che le hanno consentito di ricevere premi in ambito cinematografico. Di Modugno si ascolta Che cosa sono le nuvole, riscoperta e ripresa spesso dal vivo anche da Stefano Bollani. È tutto un susseguirsi di arpeggi ripetuti con grazia, sino a far germogliare un tema piacevole e di effetto su cui lavorare con altrettanto garbo, senza finire mai nello scontato o nello stucchevole. Anche qui i “commensali” interrompono spesso l’apericena per manifestare il loro apprezzamento per la musicista laziale del tutto a proposito.


Rossana Casale presenta il suo progetto, Il signor G e l’amore, il 10 aprile, quasi un’anteprima del cd in uscita a maggio. È un florilegio del teatro canzone di Giorgio Gaber sul tema specifico dell’amore «Un argomento su cui, forse, il grande cantautore aveva una certa ritrosia, un qualche pudore, ad esprimersi», come sostiene la vocalist in apertura del concerto. Nelle parti recitate, obiettivamente, siamo lontani dalla straordinaria abilità che aveva Gaber nel tratteggiare, nel modulare il monologo, accompagnandosi con sapienti movimenti di tutto il corpo. La lettura dei testi è rispettosa, ma non emozionante. Nell’interpretazione delle canzoni, invece, la Casale fornisce una sua versione piuttosto personale, piegando la sua voce al significato delle parole, cercando di coglierne le sfumature e il progressivo aumento di tensione dall’inizio alla conclusione dei pezzi, in modo adeguato. Il trio al suo fianco svolge il compito con il preciso intento di non rompere determinati incantesimi, di rimanere un passo indietro piuttosto che spingersi in avanti. È un Gaber in jazz dolce, accennato, non certo stravolto.


Fra le esecuzioni migliori si possono ricordare: Quando sarò capace di amare, Torpedo blu e I soli


Il pubblico apprezza il coraggio e la passione della cantante e si lascia coinvolgere a ripetere in coro “Non arrossire”..


Chiude il mese di aprile la Mobil swing band, un’orchestra piemontese impegnata a divulgare la conoscenza del jazz tradizionale, dal blues allo swing e a tanto tanto dixieland. Il gruppo è ben oliato e si impegna con un entusiasmo palpitante nella ripresa di autentiche icone del jazz degli anni venti e trenta, con sconfinamenti anche nel songbook di Frank Sinatra e Sarah Vaughan. Tutto conforme alle regole, corretto, ma con un sapore retro già sentito, rimasticato in molte altre situazioni. Un salone con parecchi posti vuoti generosamente premia l’impegno di questi veri innamorati del jazz dalle origini fino ad una certa epoca con ben precise scelte stilistiche.



Formazioni e Musicisti:

Martedì 4 marzo 2014

A Dark Dress

Max Di Carlo: tromba, loopstation, fx

Stefan Roslmair: pianoforte, electronics, sequencer

Giovedì 6 marzo 2014

Enrico Rava & Dado Moroni

Enrico Rava: tromba

Dado Moroni: pianoforte

Giovedì 13 marzo 2014

Big Borgo Band

Claudio Capurro direttore

Giovedì 27 marzo 2014

Anna Sini Jazzcontemporart

Anna Sini: voce

Enrico Testa: armonica cromatica, chitarra

Daviano Rotella: batteria

Fabrizio Ciacchella: contrabbasso

Giovedì 3 aprile 2014

Rita Marcotulli Piano Solo

Rita Marcotulli: pianoforte

Giovedì 10 aprile 2014

Rossana Casale – Il Signor G e L’amore

Concerto tributo a Giorgio Gaber e al Teatro Canzone

Rossana Casale: voce

Emiliano Begni: pianoforte

Ermanno Dodaro: contrabbasso

Francesco Consaga: sax soprano, sax tenore

Giovedì 17 aprile

Mobil Swing Band

Massimo Ferraris: clarinetto, sax alto, banjo

Cristiano Tibaldi: clarinetto, sax tenore

Gino Ferraris: tromba, cornetta

Aldo Caramellino: trombone tenore

Beppe Bergamasco: trombone basso

Gianfranco Vaccaneo: pianoforte

Carlo Piazza: chitarra

Carlo Manina: contrabbasso

Claudio Cavallo: batteria