La Storia in Piazza, tra cibo e musica jazz

Foto: da internet










La Storia in Piazza, tra cibo e musica jazz.

Genova, Palazzo Ducale – 11.4.2014


Maria Pia De Vito: voce

Rita Marcotulli: pianoforte

Michele Rabbia: percussioni

Marco Tindiglia: chitarra, tromba


“La storia in piazza”, quest’anno dedicata a “I Tempi del cibo”, riserva una serata al jazz intitolata Cena improvvisata Qb.


Il gran cerimoniere, padrone di casa è Marco Tindiglia, musicista e organizzatore di Gezmataz, workshop e rassegna di concerti in svolgimento a Genova al porto antico ogni anno a fine luglio. Proprio il multistrumentista genovese inizia il concerto cominciando a suonare la tromba in fondo alla sala, di lato e avanzando a passo lento, mentre al centro sale verso il palcoscenico con una lettura d’autore legata al cibo, Maria Pia De Vito. A questo punto prendono posto gli altri due protagonisti dell’appuntamento, Rita Marcotulli e Michele Rabbia e si può cominciare a servire questo pasto anomalo, dove c’è tanto da gustare con le orecchie, invece che con la lingua o il palato.


L’esibizione procede secondo uno schema fisso. La De Vito prosegue nella proposta di brevi racconti o testimonianze sempre di argomento culinario, scomodando ricordi o considerazioni da Pessoa a Chagall. A questa parte recitata, si alternano brani eseguiti in quartetto o momenti in duo, eccezionalmente in trio. È particolarmente spettacolare un intermezzo in coppia fra la cantante e il percussionista. Rabbia suona sè stesso, batte sul suo corpo ritmicamente, assestando schiaffi sapienti sulle sue guance, mentre la De Vito si produce in vocalizzi improvvisati altrettanto efficaci e sapidi. Non meno interessante è il dialogo con la Marcotulli, giocato su una cascata di note del pianoforte e sull’inserimento della voce in una costruzione simultanea di una linea armonica e melodica o in un lavoro in parallelo, miracolosamente concordante fre le due musiciste.


Nei segmenti in quartetto, Tindiglia usa la chitarra come un sassofono o una tromba, privilegiando suoni allungati con il sustain, evitando così di pestare I piedi al pianoforte, protagonista esclusivo di una lussureggiante armonizzazione. La De Vito canta poche canzoni, per il resto modula la voce come uno strumento a fiato e aggiunge ancor più sapore ad un menù già parecchio speziato. Michele Rabbia continua a inventare un accompagnamento del tutto originale per tutta la serata, percuotendo con le mani principalmente tamburi o cassa, facendo cantare I piatti e riuscendo a cavare fuori figure ritmiche da qualsiasi fonte possibile. Un vero chef della cucina creativa, musicalmente parlando. La Marcotulli si produce in un profluvio di note, tutte piegate da una notevole maestria nel crearle e nel porgerle “in tavola”.


Un pubblico particolarmente numeroso, nella sala del maggior consiglio del palazzo Ducale, sancisce il successo di questa cena anomala, confezionata con gli ingredienti giusti, certamente ottimo carburante per la mente.