Slideshow. Cinzia Roncelli

Foto: da internet










Slideshow. Cinzia Roncelli.


Jazz Convention: Cinzia, come ci si sente ad avere la foto in copertina su un disco di Musica Jazz (dischi, come saprai, che prima rispondevano ai nomi di Duke Ellington, Louis Armstrong, John Coltrane e vai dicendo)?


Cinzia Roncelli: Ne sono orgogliosa: provo una grande soddisfazione e, naturalmente, una altrettanto grande responsabilità.



JC: Come è nato questo disco e cosa ci dici del risultato?


CR: Ho sempre amato le composizioni di Steve Swallow e da qualche anno coltivavo il desiderio di realizzare questo progetto. Tutto si è concretizzato grazie all’incontro artistico con Giovanni Mazzarino, pianista che collabora da oltre dodici anni con Steve Swallow e che è un profondo conoscitore della sua musica. Solo nel 2013 si sono venute a creare le opportune condizioni. Sono molto felice del risultato.



JC: Facciamo un passo o due indietro: chi è Cinzia Roncelli?


CR: Cantante, jazzista, musicista, didatta… Non mi sono mai piaciute le etichette, perché ti rinchiudono in una gabbia dalla quale poi è difficile uscire. Sono una persona creativa che ha scelto il canto per esprimere la propria personalità e l’amore per la musica. La voce è stata un dono, ma la “mia voce” è risultato di studio, lavoro e impegno costanti (e che non finiranno mai!) per migliorare e condividere la meraviglia del fare jazz con musicisti fantastici, come ad esempio i protagonisti di questo CD dal lungo titolo Willow: a jazz suite. Cinzia Roncelli sings Swallow.



JC: Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?


CR: La mia vita è sempre stata ricca di musica, di ascolti, di pensieri musicali. Il primo ricordo è forse legato al voler cantare allo Zecchino d’Oro, un sogno che rimase però nel cassetto. Insomma, il desiderio di un palcoscenico c’è stato forte fin da piccola!



JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare una cantante?


CR: Non credo che si diventi cantanti in base a una motivazione o a un calcolo. Da un lato ho assecondato una passione innata, dall’altra ho imparato a credere nel mio talento col tempo, lo studio, l’ascolto di tanta musica (jazz e non solo).



JC: E in particolare una vocalist jazz?


CR: Ho scelto il jazz perché è nelle mie corde, è materia creativa che sento particolarmente affine al mio timbro vocale e alla mia anima. Il jazz mi fa “risuonare” in modo più autentico rispetto ad altri generi, molti dei quali comunque apprezzo e ascolto! Come dicevo prima, non mi piacciono le etichette, soprattutto se parliamo di musica! Devo molto alla collaborazione con musicisti importanti per la mia formazione jazzistica, soprattutto al chitarrista milanese Massimo Minardi che mi ha incoraggiata allo studio del repertorio jazz, riconoscendo in me del talento.



JC: Ma cos’è per te il jazz?


CR: Per me il jazz è uno stile di vita: ascolto dell’altro e di se stessi, condivisione, ma anche lasciarsi andare per creare qualcosa di nuovo e armonico su un terreno comune. Come quando si improvvisa, magnificamente tutti gli elementi coesistono in assoluta perfezione.



JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica?


CR: Difficile per me concettualizzare la musica o il jazz, trasferire in parole le emozioni che associo a questa musica che per me è pura passione e istinto.



JC: Tra i molti brani che hai cantato ce ne è uno a cui sei particolarmente affezionata?


CR: Ev’ry time we say goodbye di Cole Porter è un brano che adoro!



JC: E tra i dischi che hai ascoltato quale porteresti sull’isola deserta?


CR: No, lasciatemene qualcuno in più, uno è troppo poco, non occupano tanto spazio: The complete concert 1964 di Miles Davis, Maiden Voyage di Herbie Hancock, Ballads di John Coltrane, Soul Station di Hank Mobley, You must believe in spring di Bill Evans, It Could Happen to You di Chet Baker e Songs in the key of life di Stevie Wonder.



JC: Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?


CR: I miei maestri di vita sono stati innanzitutto i miei genitori, la mia famiglia. Cerco sempre di imparare dai musicisti con i quali collaboro, ogni concerto rappresenta un’occasione unica per assimilare quanto più possibile questo linguaggio. Fondamentale il mio incontro con Giovanni Mazzarino. Tutti i miei ascolti inoltre contribuiscono costantemente a formare il mio pensiero musicale?



JC: E le cantanti che ti hanno maggiormente influenzata?


CR: Amo e ascolto Ella Fitzgerald, Helen Humes, Sarah Vaughan, Carmen Mc Rae, Anita O’Day, Billie Holiday anche Frank Sinatra, Chet Baker, Mel Tormé, Louis Amstrong e Nat King Cole ma non saprei dire chi di loro mi ha maggiormente influenzata.



JC: Qual è per te il momento più bello della tua carriera?


CR: Un’esperienza molto importante è stata la realizzazione del mio primo disco nel 2009, My Shining Hour ma ho vissuto il momento più emozionante in studio di registrazione, quando ho incontrato Steve Swallow e ho avuto l’opportunità di interpretare le sue composizioni. Condividere la musica con lui, Adam Nussbaum, Giovanni Mazzarino e Dino Rubino è stata un’esperienza meravigliosa.



JC: Come vedi la situazione della musica in Italia?


CR: Lo vedo in modo positivo, non sono pessimista. Tanti giovani di grande talento si avvicinano allo studio di questa musica considero l’apertura dei conservatori al jazz un segnale molto importante



JC: E più in generale della cultura in Italia?


CR: Non si può non riconoscere che in Italia c’è un appiattimento culturale. Programmi televisivi pessimi e purtroppo, i sondaggi ci dicono che si leggono pochi libri. Anche la condizione politica alimenta negativamente lo stato culturale in Italia.



JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?


CR: Sto ultimando la stesura di un mio libro dedicato alla voce nel jazz . Mi dedico all’insegnamento e continuo a studiare, ho ancora molta strada da percorrere. Naturalmente non mancano idee e progetti che spero si possano concretizzare al più presto.