Andrea Biondi Urban Quintet – Pacman’s Nemesis

Andrea Biondi Urban Quintet - Pacman's Nemesis

Zone Di Musica – ZDM 1403 – 2014




Andrea Biondi: vibrafono, Malletkat

Enrico Bracco: chitarre

Daniele Tittarelli: sax alto, sax soprano

Jacopo Ferrazza: contrabbasso

Valerio Vantaggio: batteria






Personaggio, più propriamente anzi entità corrosiva e fagocitante fino al cannibalismo virtuale, il Pac-Man di ludica, bidimensionale memoria è un esserino di disturbante condotta, non meno inquietante del carattere terribile e minaccioso che può essere assunto dalla Nemesi, vago corrispettivo occidentale del Karma e status portatore di punitivo riequilibrio di forze.


“Concetti” entrambi basilari del lavoro del quintetto del vibrafonista Andrea Biondi, che del secondo in particolare illustra la personale visione: «La nemesi è qui pensata come una vera e propria rivincita dell’uomo-bambino che passa attraverso l’invenzione, la creatività e la fantasia; mezzi potentissimi perché non esistenti fino al momento del concepimento».


Nel complesso ben congegnato ed articolato fra responsabili e coinvolti professionisti, l’energica sequenza si snoda tra momenti d’umore composto e ben raramente foriero di tensioni o emotività estreme: se è vero che lo strumento del titolare vanta grandi ma differenti ancestors quali ovviamente i midstream e incruenti Lionel Hampton o Milt Jackson, ma anche il free Bobby Hutcherson, è palesemente molto più sugli orizzonti dei primi e relativa discendenza che sembra orientarsi il passo creativo di Biondi e compagni.


Non si potrà certo sminuire l’instancabile apporto delle vissute e duttili ance di Daniele Tittarelli, del doppio compito armonico-solistico della chitarra di Enrico Bracco, così come delle laboriose lamine del titolare Andrea Biondi, il ruolo delle corde basse attente e non di circostanza, e dell’incalzante e incisiva batteria di Valerio Vantaggio, ma insomma pur pigmentando il tutto con gli stilemi non sempre soffici del fusion-prog Pacman’s Nemesis rinuncia, in un bilancio complessivo, al valore aggiunto della trasgressione annunciata e deponendo l’ascia di un soundscape gridato e rivoltoso propende finalisticamente per le morfologie smusse: seguendo con l’immaginazione la variabile sequenza delle “scene da un videogame”, l’apprezzabile e tonico lavoro, che riesce a snodarsi assortito e assolvendo a un certo spirito di completezza, permane apprezzabile, e godibile nelle sue logiche composte e nella sua misurata forza tranquilla.