Jo-Yu Chen – Stranger

Jo-Yu Chen - Stranger

Okeh-Sony – 88883793892 – 2014




Jo-Yu Chen: pianoforte

Christopher Tordini: contrabbasso

Tommy Crane: batteria

ospite:

Kurt Rosenwinkel: chitarra elettrica






Cosa potremmo onestamente dire, trattando del jazz asiatico estremo-orientale che non sia di pertinenza nipponica (peraltro regolarmente trattato su queste pagine) o che non attenga alle crescenti sortite ad esempio coreane o vietnamite, della sua rappresentazione nell’ambito cinese? Fatte salve le variabili compenetrazioni con l’estetica occidentale, non ricorrono nuove su nomi forti o almeno di qualche risonanza, a parte notare le vocalist, attrattive e di sicuro mestiere, Jasmine Chen o Zhang Le e, per quanto attiene invece alla controparte made in Taiwan (di differente profilo socio-politico), non riesce del tutto nuova la regolare frequentazione in USA dei giovani jazz-people dell’isola, e non perviene come un’assoluta novità il fresco talento di Jo-Yu Chen, impostasi almeno nella fruizione digitale con la personale hit Incomplete Soul, curiosa e capricciosa, fondata su una dimensione del gioco astuta e non priva di malizie sottili, affidata ad uno studiato gioco di pedale e senso della sincope ma che, fatta salva l’imputabile vena ludica, fissava nelle attenzioni il talento non anonimo della giovanissima insulare ormai di stanza presso la Grande Mela.


«Il titolo del nuovo album si riferisce a due differenti tipologie di estranei: la gente che prima era tale e gradualmente è transitata nella mia vita, e quella che mi era vicina e che è poi divenuta estranea nel tempo. Ma accanto a queste definizioni possono esservi altri significati: come taiwanese stanziale a New York, io stessa mi sono sentita straniera a lungo, ovunque andassi.»


Più che confessione, presa di coscienza, il background dell’album mira a trasmettere volti di diverso estraniamento al programma dell’album, non poi così estraneo comunque all’ancorché eterogeneo e multilingue parterre del jazz globale.


Nei fatti, peraltro, la circolazione sui palchi newyorkesi ha di certo rimpolpato le vedute e il sentire, ma la giovane Chen possiede evidentemente di suo un sostanzioso nocciolo di senso melodico, sia pur prediligendo una progressione sghemba e flussi sovente non-lineari, procedendo con spiccata libertà entro l’elastico groove intessuto dalle dense, agglutinanti scansioni del basso di Chris Tordini, e soprattutto dalla sensibile sinergia del partecipativo drumming di Tommy Crane: incorporando la special guest di sostanza Kurt Rosenwinkel, le sue armonizzazioni dense e le sortite fluenti implementano di densità e corpo le intuizioni di Jo-Yu e le tessiture del trio, (pur avallandosi il sospetto di una natura parzialmente aliena rispetto al bilancio d’insieme della band, vivente di una mercurialità grottesca e un carattere certamente speziato e pur velato da non immediata fruibilità, che non disconosce tratti idiomatici o riferimenti estremo-orientali in passaggi quali Foliage at Night o Happy New Year, fissando una nuova, alternativa hit (se il termine è calzante) in Mon Cher, pervasa in questo caso da un maggior raccoglimento mood più melanconico.


Tempo di restyling per la scuderia Okeh, label in realtà quasi centenaria ma che giusto recentemente si propone con rinnovato interesse per l’inclusione di nomi quali Dave Holland, Bad Plus e Nils-Petter Molvaer, oltre alle più fresche presenze di Nir Felder, James Brandon Lewis e la cantante afro-world Somi: nel presente caso si attesti un convinto welcome back ad una più che promettente, giovane Signora del jazz, molto distante dalle scelte estetizzanti e laccate alla Lynne Arriale o dall’ipercinetica spesso di facciata di una Midori, ma con abbastanza sangue freddo da incorporare (chissà quanto involontariamente) arrischiate obliquità alla Ahmad Jamal e tutta una gamma umorale la cui apparente alterigia e la dimensione spesso distaccata (ma non è che friabile filtro stilistico) non alieneranno l’ascolto e la conoscenza di un astro non del tutto allineato ma egualmente di presenza e riuscite formule nell’evidentemente articolato scenario del risonante contemporary jazz.


Link di riferimento:

soundcloud.com/search?q=Jo-Yu Chen