Improvvisatore Involontario – II0039 – 2013
Simone Sassu: pianoforte, pianoforte preparato, tastiere
Nico Casu: tromba
Alessandro Carta: pianoforte preparato
Alessandra Luzzu : voce
Gianni Piras: voce, chitarra
Antonio Ledda: percussioni, fiati
Alessio Enea Carta: percussioni, fiati
Carlo Ciuti: percussioni, fiati
Stefano Campus: percussioni, fiati
Raffaele Musio: cabasa, chitarre, bouzouki
Peppino Anfossi: violino
Andrea Fanciulli: chitarre
Lorenzo Sabattini: basso
Alessandro Zolo: basso
Paolo Zuddas : batteria
Carlo Sezzi: batteria
Karel Quartet:
Alessio De Vita, Francesco Pilia: violini
Marco Fois: viola
Gianluca Pischedda: violoncello
Evidentemente devoluta all’irradiazione acustica e allo streaming ambientale, non necessariamente a senso unico, la giornata del Signor S. non manca di esporsi nemmeno alla fenomenologia del blob, toccata come è noto da aspetti e ricadute di vario esito, dall’esilarante all’istruttivo fino al più dichiarato trash.
Elaborando in varia forma, dalla citazione al remix e alla riscrittura, materiali classici multisecolari fino alla contemporaneità, dalla solennità orchestral-discografica alla più diretta pratica domestica, che si fanno camere di risonanza dell’attenzione e della memoria, ma emergendo dalla passiva e ricettiva guisa spettatoriale, l’atmosfera del mondo radiofonico, ironicamente “modulato”, incornicia il corpo e la sostanza musicale di propria firma con cui erompe la musicalità dei combo, di forma opulenta e tonico slancio, nonché la melodicità ariosa delle parti pianistiche.
La progressione delle sintonie – non soltanto radiofoniche – imbastisce così un’intera giornata sonora a programma: le lancette dell’orologio del Signor S. avrebbero adeguatamente speso il loro scorrere su un quadrante segnato anni ’70, non solo per il corpo fusion-prog di alcune brillanti sortite, o le reincarnazioni avant-garde, e non sembrino poi nostalgiche o inani le riprese piuttosto letterali (e funzionali) della Radio Music di John Cage, ironico e fluttuante monumento dell’aleatorietà, improntata a denuncia verso i bombardamenti mediatici, ma anche svelando una forma di pudico rimpianto per il ruolo comunicativo “totale” della radio, che ha giocoforza abdicato all’imperare dei più ben pervasivi media contemporanei.
La musicalità privata, collettiva e condivisionale del Signor S. vive di un immaginario stratificato e non sterilmente citazionista, stilisticamente percorso da vivida mediterraneità ma più in generale accurato senso coloristico, dai limpidi solo delle tastiere alle ben caratterizzate uscite degli assortiti comprimari; i “simulacri emotivi” o emoticons, usualmente impiegati da additivi della comunicazione, fissandone momenti diversi, in tono ostentatamente “casual” e di ruolo disarticolato, nella loro levità iconologica qui trovano piuttosto una controparte sonora stratificata, complessa per segni e non solo dichiaratamente colta, lungo la quale i diversi, informali ma diversamente efficaci laboratori dell’azione del Signor S. e complici vari, assumono dinamica voce tra evocazione onirica, fraseologia meta-testuale e materia musicale viva.