Sidony Box feat. Gianluca Petrella e Rea-Humair Duo @ Una Striscia di Terra Feconda

Foto: da internet










Sidony Box feat. Gianluca Petrella e Rea-Humair Duo @ Una Striscia di Terra Feconda

Roma, Auditorium Parco della Musica – 9.6.2014

Gianluca Petrella: trombone 

Elie Dalibert: sax

Manuel Adnot: chitarra

Arthur Narcy: batteria



Daniel Humair: batteria

Danilo Rea: pianoforte




Altro appuntamento per Una Striscia di Terra Feconda, il festival diretto da Paolo Damiani e Armand Meignan. Il trio di Nantes, Sidony Box incontra il trombonista Gianluca Petrella per instaurare un dialogo fatto di pochi elementi e composizioni molto free e improvvisate. I tre ragazzi francesi si posso inserire nella categoria del jazz d’avanguardia contemporaneo e le loro sonorità variano da un Ornette Coleman spinto all’eccesso al sassofonista newyorkese John Zorn. Petrella, da grande sperimentatore, si inserisce alla perfezione all’interno di questo paesaggio musicale, offrendo anche le sue abilità di improvvisatore.


L’inizio è soft e molto free, la chitarra costruisce quasi sempre l’elemento primario dal quale parte la composizione e l’improvvisazione, il discorso viene poi continuato dalla batteria, spesso molto aggressiva e incalzante e infine i fiati che alternano fraseggi lirici ad altri più acidi e rock. Un altro elemento che emerge è la fisicità di alcuni dei musicisti, soprattutto Petrella e Narcy alla batteria. Il primo è sempre in movimento, anche quando non suona e si piega e si contorce insieme al suo strumento come fossero uno la continuazione dell’altro. Il secondo invece fa delle smorfie continue, risultando spesso molto simpatico. Gli altri due componenti del gruppo invece sono molto più composti e lineari nei movimenti.


Come dicevamo la chitarra è quella che “parla” sempre per prima ma in realtà ascoltando, e osservando le dinamiche del gruppo, non appare un vero e proprio strumento o personalità leader, così come capita in molti degli ensemble contemporanei. La sensazione più grande che rimane all’ascoltatore è una libertà di sperimentazione e di espressione quasi assolute anche se spesso non risulta molto semplice ascoltare e seguire la musica, non di certo per chi si avvicina al genere per le prime volte.


Ad ogni modo è un set interessante e che offre diversi spunti di riflessione soprattutto nell’ambito del free jazz e dell’improvvisazione.


La questione della batteria tra un set e l’altro ritorna come nella serata del sabato precedente ma nel frattempo il direttore artistico, Paolo Damiani, prende la parola anche per premiare il pianista Enrico Zanisi come miglior giovane della rassegna, premio istituito per la prima volta in questa edizione dalla SIAE. A premiare il giovane Zanisi è Danilo Rea.


È il turno dei due grandi: Danilo Rea e Danil Humair. Il primo non ha bisogno di presentazioni per il pubblico italiano, il secondo è il batterista migliore del mondo secondo The Dictionary of Jazz, ha lavorato con tantissimi grandi come Miles Davis, Chet Baker, Jim Hall, Dexter Gordon, Bud Powell e tantissimi altri.


Non è la prima volta che i due si incontrano e non è la prima volta che suonano per questa rassegna, infatti il pubblico ormai li conosce e sa che può aspettarsi grandi cose da questi due giganti. Le attese infatti non vengono deluse e il repertorio spazia dal jazz classico, a quello un po’ più latino, fino alla musica da film.


Quando i due accennano Agua de Março di Jobim il pubblico si esalta e credo che nessuno in sala riesca a tenere i piedi o le mani ferme.


Non ci sono parole per descrivere la forza artistica di questo duetto, posso solo dire che, se non c’eravate, vi siete persi un gran bel concerto, adatto a tutti, appassionati di jazz e non.


Questa serata e questo festival in generale rappresenta al meglio come e quanto possa essere proficuo, musicalmente parlando, un dialogo tra i musicisti italiani e quelli francesi. D’altronde, come diceva spesso Vinicius de Moraes, «La vita è l’arte dell’incontro» e la musica lo è ancora di più.