Foto: Lia Passadori
Sons Do Brasil: A Vercelli un inedito viaggio tra i suoni brasiliani
Vercelli, Museo Borgogna – 6.7.2014
Nei giorni in cui il Brasile fa parlare di sé per i mondiali di calcio, evento che al meglio esprime i contrasti di un paese vivace, colorato ed esuberante ma anche lacerato da forti disuguaglianze, Vercelli dedica una serata a omaggiare la nazione verde-oro. Il calcio è solo un pretesto per celebrare un paese dalla scena musicale variegata e interessante, che dai padri della bossa nova e dai ritmi vorticosi del samba, ancora oggi è una notevole fucina di artisti. Domenica 6 luglio La Società del Quartetto ha proposto, insieme al critico Guido Michelone e Francesca Tini Brunozzi (direttrice della locale Casa della Poesia), un triplo concerto al Museo Borgogna (splendida cornice, forse un po’ troppo austera per questi ritmi danzerecci), dove si sono alternati musicisti brasiliani e artisti nostrani che hanno alle spalle una lunga esperienza con i suoni del Brasile e che hanno elaborato un omaggio personale a questi ritmi.
Ad aprire la serata è il chitarrista Pino Russo, artista della chitarra classica nel jazz e docente rinomato, che ha fatto della ricerca armonica nella chitarra solista amplificata il suo valore. Musicista di stampo classico, Pino Russo sfrutta le dinamiche dello strumento e concentra la sua espressività nel tinteggiare con colori sempre nuovi i brani del repertorio brasiliano. La sua frequentazione della bossa nova è di lunga data, e a essa mescola con maestria un linguaggio più tipicamente jazzistico nell’improvvisazione. Inizia il concerto con un omaggio a Baden Powell con un pezzo che ben gli si addice in quanto si tratta di un’unione tra musica classica e bossa nova, Berimbau, per continuare con i lavori dei musicisti storici brasiliani (Barroso, Jobim, Caymmi, Jorge Ben): tra i brani più riusciti c’è una personale versione di Mas Que Nada, volutamente complicata nelle armonie, che regalano a questo brano molto orecchiabile un sapore decisamente più moderno. L’influenza del Brasile sulla sensibilità musicale di Pino Russo è ben evidente nella sua composizione Gatteria, che crea un connubio ben riuscito tra il dolce lirismo melodico e la potenza ritmica che nel bridge richiama il jazz più trainante.
Segue l’esibizione del duo Barbara Casini (voce e chitarra) e Alessandro Lanzoni (pianoforte): quella di Barbara è una vita e una carriera dedicate alla musica brasiliana, di cui è da sempre esperta conoscitrice e abile divulgatrice in Italia. Si percepisce l’intensità del suo legame con questi ritmi non solo nei brani con cui omaggia i grandi interpreti del Brasile, (come Brigas Nunca Mais) ma soprattutto nelle sue composizioni originali, che hanno il sapore cantautorale di un intimo rapporto con questa terra, come Uma Mulher. Barbara Casini è stata definita in questa occasione da Roberto Taufic, grande esponente delle sonorità brasiliane, «la più sincera interprete in Italia della musica brasiliana». La sua voce sottile ma che sa essere intensa, ben si intreccia con l’accompagnamento pianistico del giovane Alessandro Lanzoni, già da anni lanciato verso il successo e ora reduce dalla vittoria del premio Top Jazz 2013 di Musica Jazz. Con una tecnica impeccabile e un controllo perfetto del tempo, Alessandro mostra nelle sue improvvisazioni un linguaggio molto personale e moderno, un fraseggio melodico e un’attenzione metodica alla ricerca timbrica: la sua peculiarità viene fuori nelle improvvisazioni che trascina su un terreno propriamente jazzistico, pur trovandosi del tutto a suo agio anche nel repertorio verde-oro.
A concludere la serata sono i due fratelli di origini honduregne, palestinesi e brasiliane, Roberto ed Eduardo Taufic, rispettivamente chitarra e pianoforte. Grazie a loro la sala del Museo Borgogna costellata di dipinti rinascimentali viene catapultata nel cuore pulsante del Brasile: non è il ritmo frenetico carnevalesco che ci propongono i fratelli Taufic, ma piuttosto una ritmicità sommessa, evidenziata dalle assenze più che dall’esuberanze. Questa bellezza essenziale la può rendere solo chi questa musica la sente scorrere nel sangue, e la evidenzia al meglio il primo brano, Nosso Chão, composizione di Eduardo, che lui accentua con un fraseggio limpido e leggero, svolazzante e lirico. Seguono composizioni originali dei due musicisti, alcune raccolte nel loro primo disco, Bate Rebate, (Brasil Express, Bate Rebate, Nosso Chão, Choraminguando) e altre anticipazioni del loro prossimo lavoro. Musicisti di gran valore, i fratelli Taufic si esibiscono insieme in un’occasione più unica che rara (infatti è la prima volta di Eduardo in Italia, mentre Roberto si divide da anni tra il Brasile e Torino). Se si dovesse spiegare cos’è l’interplay, l’ascolto del duo Taufic potrebbe essere un buon punto di partenza: infatti riescono nel nobile ed arduo intento di amalgamare timbricamente e armonicamente (e anche, in parte, jazzisticamente) due strumenti che tendono ad accaparrarsi il ruolo di protagonista, dialogando invece nel reciproco ascolto. In questo caso i brani appositamente composti e pensati per questa formazione lasciano spazio a entrambi e il risultato è un incontro intimo e delicato.
Questo viaggio in Brasile attraverso suoni rielaborati da sensibilità nostrane e morbidi ritmi, termina con un bis che è una piccola gemma, anche perché assolutamente inedito: i due pianisti Alessandro Lanzoni ed Eduardo Taufic si dividono la tastiera per una versione appassionata di Fotografia di Jobim, dove i due si rincorrono in un botta e risposta serrato e coinvolgente, mentre Barbara Casini e Roberto Taufic completano questo quadro di colori brasiliani.