Gang – Orange and Blue

Gang - Orange and Blue

Spocus Records – SR 1409 – 2014




Gregor Siedl: sassofono

Augusto Pirodda: pianoforte

Nicolas Chkifi: batteria

Garif Telzhanov: contrabbasso






ll linguaggio del jazz made in Europe, in passato osservato dalle controparti d’oltre Atlantico come un congiunto attrattivo e sempre promettente benché non proprio di famiglia, ha da tempo pacificato riserve e complessi di pertinenza o inferiorità, non solo per il determinante e sempre vivace apporto delle eterogenee culture del vecchio Continente, ma anche per le speciali formule palesate dall’incontro di background a passaporto misto, tali nel presente Gang.


Alquanto caratterizzato dalla palese attenzione verso il valore della scrittura, l’album non s’aliena a priori da suggestioni atmosferiche, come nelle metafisiche e terse sospensioni di The Rupture o Uploi, riaggregandosi con solidità nel brulicante, statuario clima downtown di Into the Night o dell’introduttiva Be Patient, nelle agili soluzioni dell’agitante This is not for Free, convergendo l’ispirazione e gli idiomi del quartetto verso il disciplinato e terso impressionismo dai sentori di primo autunno di Seak Fruits.


Animato dalla preminenza compositiva nonché dal connettivo drumming del discreto e vigile Nicolas Chkifi, il sound collettivo s’intesse dell’articolato nitore del pendolo basso di Garif Telzhanov, non privo di pertinenza solistica, posizione questa più estesamente impersonata dal fluido tocco di grafite di un riflessivo e mai debordante Augusto Pirodda, così come dalle acredini sensibili e agili di fraseggio dell’ispirato Gregor Siedl.


Prova d’insieme convincente, che nel testimoniare ulteriormente, come nelle premesse, il valore seminale dello scambio (in questo caso giocato dalle ascendenze nordeuropee, mediterranee ad asiatiche dei partecipanti – oltre al contributo tecnico di vecchie conoscenze quali Dré Pallemaerts e Manolo Cabras), il lavoro d’insieme di Gang non ambisce a scavalcare frontiere già assai estese e sempre meno nette, ma quanto meno attesta con tocco convincente lo stato dell’arte di una corrente aperta, vissuta e polisemantica per radici e vocazione.