Zen Widow feat. Wadada Leo Smith – Screaming in Daytime (Makes Men Forget)

Zen Widow feat. Wadada Leo Smith - Screaming in Daytime (Makes Men Forget)

pf Mentum – 2012




Gianni Gebbia: sax alto

Matthew Goodheart: pianoforte, gong elettroacustici, piatti

Garth Powell: batteria, percussioni

special guest Wadada Leo Smith: tromba






Terzo impegno discografico per la triade USA-Italia costituita dal pianista Matthew Goodheart, dal batterista Garth Powell e dal sassofonista Gianni Gebbia, rappresentandone però anche una sorta di reunion, incorporando anche il grande trombettista Wadada Leo Smith, che della formazione fu il solista originario.


E quest’ultimo a conferire gli slanci d’avvio con epica determinazione, nella dichiarazione d’intenti, improntata ad energie e sound pervasivamente “black” dell’apertura (Gifts we have forgotten), che progressivamente disvela in una cangiante e dinamizzata transizione di ruoli e intersezione di linguaggi l’enorme lavoro svolto in libertà dalla martellante ed esplorativa tastiera di Goodheart (segnatamente nella sospesa Notated memory), il drumming di tessitura robusta e polivalente di Powell, lo scultoreo e tenace lavoro delle ance di Gebbia, tutti in libera convergenza per intuizioni sottili e visioni grandangolari.


Lavoro di stratificate qualità e variegati input stilistici, che del free incontra le correnti più viscerali e guerrafondaie con responsabile e mai retorica memoria storica, in via più massiccia rispetto agli stilemi più speculativi, abile nella determinazione di coinvolgenti figurazioni drammaturgiche, foriero di eleganza concreta che trascende l’indugio formale.


Pochi i dubbi su quanto l’insieme sia improntato per segni ed energie dal carisma operoso di Smith, apollineo ed infuocato, ma mai s’attenua la percezione di quanto e pervasivamente riescano contributivi gli embricati talenti degli coprotagonisti, in ariosa quanto ben alterna ripartizione dei ruoli.


Una toccante incursione entro vedute del free odierno, così come della più esplorativa musica d’insieme, esposta dalla titolata formazione bassless lungo dimensioni visionarie, febbrili, di peculiare drammaticità e grandi tensioni d’ascolto reciproco, destrutturate ma diversamente costruttive, guadagnandosi il lignaggio di “importante” incisione ma soprattutto vivida testimonianza d’arte.