ECM Records – ECM 2376 – 2014
Socratis Sinopoulos: liuto, lira
Harris Lambrakis: ney
Nikos Guinos: clarinetto
Marie-Cecile Boulard: clarinetto
Giorgos Kaloudis: violoncello
Andreas Katsigiannis: santouri
Andreas Papas: bendir
Eleni Karaindrou: voce
Coro diretto da Antonis Kontogeorgiou
Innanzitutto il mito classico. Medea è la sposa di Giasone nella prima parte del mito degli Argonauti ed è, soprattutto, l’autrice di una delle più spettacolari vendette che la mitologia antica conosca, quando l’eroe la abbandona per sposare Glauce, figlia di Creonte, re di Corinto. Nel corso dei secoli, sono stati numerosi gli artisti che hanno portato la traccia di questo racconto, le sue rappresentazioni semantiche ed esemplificative a contatto con forme d’arte diverse e hanno ripreso, attualizzato, riletto o preso spunto dai caratteri propri dei personaggi coinvolti nella storia.
La Medea proposta da Eleni Karaindrou in questo lavoro pubblicato dalla ECM è l’evoluzione del materiale composto per le rappresentazioni della tragedia di Euripide, dirette dal regista Antonis Antypas nell’antico teatro di Epidauro. I temi preparati per la scena sono stati affidati a un ensemble fondato su una combinazione di elementi atavici e contemporanei e composto, a parte il bendir di Andreas Papas, da strumenti principalmente melodici.
La musica presente nel disco gioca sull’equilibrio possibile tra gli elementi ancestrali e moderni. La forza sempiterna dei miti greci, elementi fondanti della cultura europea, si pone come punto di partenza di una musica rivolta necessariamente all’attualità e “utile” al giorno d’oggi proprio nella misura in cui è capace di attingere alle radici. La lineup dell’organico, il coro e gli strumenti moderni intrecciati in una tessitura precisa,la ricerca di punti di contatto con altri linguaggi e la presenza nella formazione di musicisti che normalmente hanno dimestichezza con il jazz e l’improvvisazione offre soluzioni possibili alla compositrice per ampliare lo spettro espressivo e cercare la sintesi tra personalità e tradizione, tra novità e riferimenti.
Eleni Karaindrou rivela con la sua scrittura – capace di attingere, e con forza, al materiale consolidato dalle tradizioni – una delle potenziali chiavi di un lavoro simile, vale a dire, portare il mito a contatto con la realtà odierna, attraverso una riflessione sul suo portato universale. Allo stesso modo, si può ragionare sulla modernità di un linguaggio musicale conosciuto e assimilato nel corso dei secoli. E, in entrambi i casi, quanto abbiano ancora da dire e restituire oggi agli abitanti del ventunesimo secolo.