Foto: Fabio Ciminiera
Tutto il meglio della PFM
Francavillla al Mare, Blu Bar 2014 – 14.8.2014
Franz Di Cioccio: voce, batteria
Franco Mussida: chitarra, voce
Patrick Djivas: basso
Lucio Fabbri: violino, tastiere, chitarra
Alessandro Scaglione: tastiera
Roberto Gualdi: batteria
Premessa personale. Per tutta una serie di motivi, ascolti, concerti e questioni varie, sto vivendo una stagione improntata al progressive come non mi capitava da molto tempo. Il concerto della PFM sul palco del Blu Bar 2014 di Francavilla diventa perciò uno dei tanti tasselli di un percorso decisamente coerente in questi mesi.
Il concerto si basa sul materiale storico del gruppo: ma è tutto fuorché un concerto celebrativo della propria carriera. Ogni brano lascia l’impronta di una interpretazione vitale. Se ci sono – e non possono mancare – gli ingredienti che vengono dall’era del primo progressive, questi sono arrivati fino ad oggi secondo un processo di continua ridefinizione, secondo una “digestione” interna mai venuta meno. E, quindi, dimostrata sul palco: non ci sono sconti o semplificazioni e, allo stesso modo, non c’è una riproposizione piatta o stantia dell’originale. «La nostra tendenza, la nostra intima motivazione è la curiosità: se non vai a vedere una strada diversa, non saprai mai se c’è quella strada e dove porta» aveva detto a bordo palco, prima del concerto, Franz Di Cioccio: è le due ore abbondanti del concerto lo hanno dimostrato.
Una carica trasmessa in maniere differenti. Interpretazioni rigorose e dialogo con il pubblico, spazi per l’improvvisazione in solo dei musicisti e, naturalmente, la forza dei brani. Non manca l’omaggio agli Area e a Demetrio Stratos con la citazione di Luglio, Agosto Settembre Nero, ripresa da Patrick Djivas nel suo momento in solo e presente in Arbeit Macht Frei, l’unico disco inciso dal bassista con gli Area. Non manca il passaggio tratto da PFM in Classic, l’ultimo disco pubblicato, e, in particolare, la Danza dei cavalieri dal Romeo e Giulietta di Prokof’ev: la dimostrazione contemporanea dell’aggancio coerente e forte con le proprie origini e la prospettiva attuale di compositori e interpreti capaci di sganciarsi da stilemi e schemi predefiniti.
Franco Mussida ha sintetizzato così il percorso del gruppo, nella breve chiacchierata tenuta prima del concerto. «Quando abbiamo cominciato i nostri riferimenti sono nati con la passione, con il piacere di poter suonare musica in maniera ampia. Abbiamo iniziato con i Byrds, siamo passati per i Vanilla Fudge, fino ad arrivare agli inglesi. I King Crimson sono stati una band che ha dato coraggio e, soprattutto, ha dato la possibilità di ragionare in termini più ampi rispetto alla forma canzone, secondo una vena più libera, dove la musica era immaginazione, improvvisazione, qualcosa che non era ristretta alle solite griglie. è stato un periodo in cui siamo stati portatori di una libertà che oggi si fa fatica a vedere. Crescendo, poi, siamo diventati a nostra volta ispirazione per altri. Da quel momento in poi abbiamo cercato sempre di innovarci.»
Il percorso odierno del gruppo, la ricerca della contemporaneità e di stimoli per guardare al futuro, l’unità e la bellezza della musica al di là delle divisioni dei generi e i legami tra le varie espressioni sono i punti su cui si concentra lo sguardo di Di Cioccio per le nuove direzioni da dare alla PFM. «Guardare alla musica classica può sembrare guardare al passato, ad esempio. In realtà è stato anche quello uno sguardo nel futuro: tutti gli insegnamenti sono già li e bisogna solo sapere interpretare il linguaggio e riproporli. PFM in Classic è per questo motivo un progetto che guarda molto in avanti, la musica classica oggi si può fare anche così, usando il linguaggio elettrico che non è solamente il rock, ma comprende anche il jazz, il blues, il funk e tante altre anime. Il Nabucco fatto in blues è una cosa fantastica e non l’aveva fatta nessuno. Peppino forse non ci aveva nemmeno pensato (ride – n.d.r.), ma, per usare il titolo di una delle nostre canzoni, si può fare…»
E dopo la cavalcata attraverso brani celebri e pietre miliari della loro carriera – tra le altre, La carrozza di Hans, Harlequin, Rain Birth, Dove Quando e Maestro della Voce – l’esemplificazione di tutto il discorso arriva nei due brani lasciati, come è ovvio, per il ritorno sul palco: Impressioni di Settembre e Celebration riescono a mettere in evidenza come i vari elementi fossero già presenti sin dalle prime mosse del gruppo e come si sono sviluppati tenendo sempre in considerazione il passare del tempo.
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