Sokal/Känzig/Valihora Depart – Refire

Sokal/Känzig/Valihora Depart - Refire

Intakt Records – Intakt CD 241 – 2014




Harry Sokal: sax tenore, sax soprano, effetti

Heiri Känzig: contrabasso

Martin Valihora: batteria





Il background (e perché no, il complesso pedigree) del leader Harry Sokal, navigato animale dai molti palcoscenici all’attivo, autorizzerebbe l’attesa di un’esibizione in quota di colore eccessivo e trash, ivi riscontrando invece una lezione di solida e coerente civiltà di jazz vissuto ed in primis consapevole e maturo, per dignità linguistica e quota spettacolare.


Pervaso da un’ineludibile corrente d’intelligenza e pertinenza teatrante, Refire aggredisce con misura l’attenzione con celeri salti di tempo e repentine variazioni di cornice ritmica (Talking 58), amministrando un’ardita scienza del groove e aggiornando con pertinenza le nervose quadrature del bop (Chambers’ Room), e libero da falsi pudori non disdegna di galleggiare nelle confortevoli correnti del mainstream (Choral) e delle evidentemente non esauste formule fusion (Barrock, Erzherzog-Johann-Jodler), assolate e contagiose, attraversa nebbiose dune nel sensibile e distaccato Guggisberglied fino al teso, catartico e a tratti lisergico Seven in Heaven, le cui pulsanti energie preludono al fitto, risonante opificio d’incantatori ritmi Alpine Mood.


Di dinamica ed assai viva identità, l’intesa fulminea, talvolta spiazzante nella coralità e nell’interplay del colorito ed agguerrito trio getta in pista dosate eccentricità, implementando di ulteriori lieviti una fisionomia stratificata: forte di perizia e disinvolta plasticità di stile, titolare di fondato ma ben amministrato narcisismo, orientato inter pares dalla personalità e dalla verve del frontman Harry Sokal in compiuta forma, Depart conferisce una sferzata di vitalità espressiva ai segni di quel jazz germanico, correntemente permeato dai flussi sperimentali degli autoctoni talenti ed evolutosi sotto le spinte creative delle correnti atlantiche e degli eccentrici laboratori dell’Est.


Distante da supponenze e gigionismi, la cifra stilistica e la carica partecipativa dei tre esita in un’esperienza di musicalità e stile con diritto a visibilità e diffusione ben al di fuori dei propri abituali palcoscenici: succo assai concentrato di tre giornate presso gli Hardstudios di Winterthur, vitalissimo e pressoché mai esteriore, pur dominando un avanzato senso spettacolare, il plastico, esagitato, mercuriale Krautjazz di Depart, di ben dosate eccentricità e non dimentico di certe attitudine circensi, ma più in generale ludiche, è esportabile laboratorio di entertainment avveduto e pensante, di democratica dinamica di ruoli e di libero passaporto.



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