Marco Tardito, tra jazz e futurismo

Foto: la copertina del disco










Marco Tardito, tra jazz e futurismo!


Marco Tardito è un musicista e compositore curioso, di ampie vedute, con interessi e progetti per nulla limitati al jazz, ma che vanno oltre lo stesso. Ne frequenta spesso i territori limitrofi e “paralleli”, come lui stesso li definisce. Ultimo documento sonoro di questo suo sperimentalismo a “tinte forti”, è un progetto che tiene insieme jazz e futurismo, improvvisazione e forza anarchica. Il disco s’intitola Eleven, Undici Solfeggi Futuristi, ed è un lavoro molto interessante, vivido, colorato, corale sia nell’esposizione che per l’energia che sprigiona nel suo insieme.



Jazz Convention: Marco Tardito, come nasce il progetto Eleven?


Marco Tardito: Il progetto Eleven nasce da un mio antico interesse nei confronti del movimento futurista. Nel 1980, se ben ricordo, ci fu una retrospettiva bellissima alla Mole Antonelliana. Acquistai un manifesto sulla ricostruzione futurista di Depero che è rimasto appeso per anni in camera mia.



JC: Cosa significa per te il futurismo? Come lo coniughi al jazz?


MT: Per me futurismo è forza pura, energia e tutto ciò che va controcorrente. Ho sempre praticato una via parallela al jazz, cercando di scrivere musica che avesse un pensiero jazzistico ma un mood differente. La molteplicità dei miei riferimenti culturali mi rende forse un musicista un po’ troppo eclettico perché sono transitato dai madrigali di Monteverdi alle canzoni di Adriano Celentano, alla musica di ispirazione indiana fino ad utilizzare un tablista con un quartetto di sassofoni. Sono contento di aver cercato sempre una vie differente. Quando sento i giovani leoni che suonano be-bop mi viene un po’ di invidia per la loro adesione totale ad un linguaggio così complesso, ma mi domando se in realtà sapranno inventarsi un loro mondo musicale così come fecero Mingus, Monk e altri.



JC: Chi è Balilla Pratella?


MT: Francesco Balilla Pratella è colui che ha redatto il manifesto sulla musica futurista nel 1911. Non è stato in realtà un grande compositore. Ha organizzato ed interpretato il pensiero Marinettiano senza però riuscire ad essere corrosivo e incidere nello sviluppo della musica classica. Luigi Russolo ebbe molta più notorietà e i suoi intonarumori interessarono anche Igor Stravinskij.



JC: Perché intitolare il disco Eleven, Undici Solfeggi Futuristi?


MT: Intitolare Eleven perché il numero undici ricorre straordinariamente come riportato all’interno del libretto ed è presente anche in dettagli non rilevanti… Undici sono i musicisti e io abito in una via di Torino, all’interno 11!



JC: I brani portano tutti la tua firma così come gli arrangiamenti. Ce li racconti in breve?


MT: Tutti i brani che ho scritto presentano porzioni più o meno ampie dei solfeggi presenti nell’opera didattica La teoria della musica di Francesco Balilla Pratella. Tutti hanno riferimenti ai vari ambiti di interesse del futurismo che si distingue dagli altri movimenti d’avanguardia per la volontà di intervenire in ogni aspetto della vita moderna del tempo. Alcuni brani hanno come riferimento gli intonarumori, strumenti inventati e autocostruiti dal musicista e pittore futurista Luigi Russolo che li presentò alla stampa nel 1913. Anche se non ho avuto la possibilità di utilizzare copia degli strumenti costruiti da Russolo (gli originari sono andati distrutti), ci siamo ingegnati a riproporre in modo “domestico” gli effetti sonori che presumibilmente questi strumenti dovevano fornire. Così crepitatori, ululatori e gorgogliatori omaggiano Russolo. Le vie del cielo e del mare è il titolo di una pittura muraria di Fillia ed Enrico Trampolini presente nella Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia ed è dedicato all’arte postale. Case e betoniere è dedicato all’architetto e redattore del manifesto sull’architettura futurista Antonio Sant’Elia scomparso prematuramente durante la prima guerra mondiale. Costumi antineutrali invece ai manifesti sulla moda (maschile, femminile, la cravatta ecc), mentre Posate e cocomeri alle ricette culinarie futuriste. Negli anni novanta ho avuto l’occasione di partecipare ad una cena in cui si sono stati preparati i cibi seguendo queste ricette: ci ha salvato una pastasciutta tradizionale alla fine della serata! Dinamismo di un ciclista, come riporto all’interno del libretto, si riferisce all’identificazione di carattere nazional-popolare «figlia del coraggio, della faticar della meritocrazia» che ebbe la bicicletta. Infine Ode all’automobile da corsa alle liriche Marinettiane.



JC: Hai messo in piedi una formazione molto nutrita: più di dieci musicisti e due voci narranti…


MT: Undci musicisti e due attrici amiche che in tempi diversi si sono prestate a collaborare. Una formazione così ampia ti permette di avere colori orchestrali variegati, ma è poi quasi impossibile trovare dei festival o club dove suonare.



JC: Eleven, Undici Solfeggi Futuristi è autoprodotto…


MT: Il CD è autoprodotto, doveva essere pubblicato nel 2011, nella ricorrenza del centenario della pubblicazione del manifesto della musica futurista, ma impedimenti vari ne hanno posticipato l’uscita. Il CD è autoprodotto perché nessuna etichetta è ormai disponibile a pubblicare a proprie spese un prodotto che non presenti artisti già conosciuti e che, nel mio caso, non ha neppure un chiara connotazione jazzistica.