Foto: Fabio Ciminiera
Stefano Battaglia e Michele Rabbia aprono la nuova stagione del Milestone di Piacenza
Piacenza, Milestone – 4.10.2014
Stefano Battaglia: pianoforte
Michele Rabbia: batteria, percussioni
Esordio di lusso per la programmazione 2014-2015 del Milestone di Piacenza. Prima di entrare nel merito del concerto di Stefano Battaglia e Michele Rabbia vanno spese due parole su questo delizioso club, situato alla periferia della città emiliana. Un posto accogliente, caldo, ben organizzato. Non il solito locale dove si suona anche il jazz, ma un luogo destinato in primis alla musica (la sala ha un centinaio di posti a sedere) dotato anche di un bar ben fornito.
Detto questo il duo, che festeggerà il prossimo anno il quindicesimo compleanno ha fornito una prova davvero d’eccezione. Il drummer piemontese ha esibito tutta la sua vastissima capacità sonora utilizzando i mezzi più disparati: dai piatti e dai tamburi ai sacchetti di plastica, dall’elettronica al suo fischio amplificato da un piccolo microfono, dalla musical saw al suo corpo usato come strumento percussivo. Le performance di Rabbia hanno sempre in sé qualcosa di teatrale. Nella sua raffinata ricerca d’avanguardia c’è sempre un legame sottile con la tradizione primitiva del percussionismo jazz : quella dei suonatori di washboard, per intenderci che utilizzavano le tavole da bucato come tamburi (ma anche con i Jug Players, che traevano suoni organizzati soffiando in grosse bottiglie).
Stefano Battaglia ha dipanato le sue ardenti linee melodiche e i suoi ritmi danzanti sul piano acustico ed ha usato sapientemente la sua strumentazione elettronica. Un interplay perfetto, quello fra i due. Un sapiente intreccio di emozioni sonore, di narrazioni immemoriali. Una musica ribollente eppure meditabonda, senza mai una caduta di tensione, senza mai un cedimento al manierismo. Il pubblico ha apprezzato molto la performance, certo non usuale, quasi sostenendo i due musicisti, che alla fine hanno ringraziato i presenti per l’atmosfera particolare che si era creata in sala.
Al termine di concerti come questo viene sempre da chiedersi cosa si diventato oggi il jazz. Se ancora ha senso chiamare così musiche che si allontanano tanto da canoni come lo swing, o la struttura del blues. Musiche più vicine alla sperimentazione colta contemporanea che non alla tradizione jazzistica. Al di là di ogni considerazione che si può fare sul rapporto fra scrittura ed improvvisazione (argomento davvero troppo vasto e tuttora oggetto di studi e polemiche) si può dire forse che musicisti come Battaglia e Rabbia hanno raccolto dal jazz vero e proprio un elemento fondamentale e spesso trascurato. Quello della corporeità. La loro musica è viscerale, coinvolge il corpo e la mente. La loro proposta, pur colta e meditata, mantiene una sorta di emotività primitiva: corporea, appunto e mai cerebrale. Fu proprio questa fisicità del jazz che affascinò o scandalizzò milioni di persone agli inizi del secolo scorso.