I vent’anni di Aires Tango

Foto: Fabio Ciminiera










I vent’anni di Aires Tango

in chat con… Javier Girotto

Venerdì 10 ottobre, Aires Tango ha festeggiato con un concerto all’Auditorium Parco della Musica di Roma e con la pubblicazione di un cofanetto con tutti i dischi pubblicati, i vent’anni di attività. Ci siamo fatti raccontare da Javier Girotto, in una veloce chiacchierata in chat, come sono andate le cose.



Javier Girotto: C’è stata anche una certa emozione perché questo è un gruppo che nasce a Roma e quindi è venuto tutto il pubblico che ci segue da tanto tempo, che aveva iniziato a seguirci dal periodo de La Palma. Il concerto, poi, è stato impostato eseguendo almeno un brano di ogni disco fatto in questi vent’anni. E, per l’appunto, è uscito per la CAM Jazz un cofanetto con undici dischi, tutti quelli fatti con Aires Tango in questi vent’anni.



Jazz Convention: In effetti, vedevo la pagina del cofanetto sul sito della CAM e riporta la durata complessiva di dieci ore e trentadue minuti


JG: Wow! In effetti è stato difficile cercare di fare la scaletta scegliendo un brano di ogni disco: ci siamo resi conto della quantità di repertorio e di brani che abbiamo e sceglierne dieci è stata dura. Abbiamo preferito riprendere i brani che danno i titoli ai dischi, vale a dire Malvinas, Madres de Plaza De Mayo, Escenas Argentinas e via dicendo.



JC: Undici dischi sono sicuramente una bella quantità di musica… Come è stato riguardare indietro a tutto il percorso? E anche rileggere le storie da cui erano scaturiti brani e album? Leggendo i titoli, c’è stato anche uno sguardo continuo all’Argentina e alle sue evoluzioni degli ultimi venti anni.


JG: Rieseguire brani che non suonavamo da tempo è stata una cosa positiva e bella: ci dispiaceva non averli suonati più a tal punto che ci sono sembrati brani nuovi e abbiamo gustato la loro bellezza – almeno per noi – e il piacere di risuonarli nuovamente. Certo, le tematiche affrontate hanno sempre avuto un occhio di riguardo all’Argentina, alle terribili vicende del periodo della dittatura, al suo periodo critico dal punto di vista economico e sociale nel 2001 e via dicendo. È stato anche il modo per lanciare, attraverso i titoli, dei messaggi e informazioni di quello che accade ed è accaduto in quel paese: gli italiani sono il 50% della popolazione e tutti in Italia hanno almeno un parente in Argentina. Si dice che l’Argentina è la seconda Italia e lo posso confermare: sembra l’Italia di 40 anni fa.



JC: Oltre ai titoli naturalmente c’è stato sempre un legame anche nella vostra musica con le “ambientazioni” argentine…


JG: Si, come testimoniano per esempio anche altri titoli come Patagonia, San Telmo Ora Cero, Pachamama. Un lavoro interessante è stato quello del 2004, Escenas Argentinas: la nostra musica accompagnava le fotografie di Giancarlo Ceraudo, reporter de L’Espresso in Argentina, suonavamo dal vivo sulle sue fotografie che scorrevano sullo schermo. Oltre a documentare il periodo critico economico e sociale dell’Argentina del 2001, in mezzo a queste fotografie, c’erano anche delle meravigliose immagini della Patagonia e dei vari quartieri di Buenos Aires, dove si poteva apprezzare la bellezza del paesaggio di questo paese, e molte immagini delle tradizioni culturali e delle danze.



JC: Perchè, giustamente, l’Argentina non è solo il tango, come spesso invece ci si riduce a pensare…


JG: Musicalmente lo dico sempre, il tango appartiene a Buenos Aires, da noi a Cordoba e in tutte le altre venti regioni dell’Argentina sono musicalmente rappresentate dalle danze folcloristiche. Il tango è cemento, il folclore è terra.



JC: In Cordoba Reunion e in Alrededores de la Ausencia, in effetti, vengono meglio rappresentate queste altre anime: per il quartetto lo sguardo è più metropolitano.


JG: Il folclore ha una varietà di 325 ritmi diversi. Il tango è stata la chiave possibile per far nascere questo gruppo perché nel 1994 era l’unica informazione che era arrivata in Europa grazie a Piazzolla. La mia intenzione era dare vita ad un gruppo che partisse da lui e dal Nuevo Tango – Piazzolla in quel momento era stato l’ultimo innovatore del tango – per provare a costruire un linguaggio personale e a compiere una nuova ricerca. L’idea era di non fare un gruppo con altri argentini per non ricadere in un linguaggio comune a noi: quindi questo è stato il motivo per la scelta di chiamare tre italiani – Marco Siniscalco al basso, Michele Rabbia alle percussioni, Alessandro Gwis al pianoforte e tastiere. Per lo stesso motivo, non ho coinvolto un bandoneonista – lo strumento tipico del tango – per non essere riconducibile ad un suono esistente e di forte identità. A partire da questo, abbiamo iniziato a scrivere nuove composizioni dove fossero presenti melodie e armonie provenienti dal tango e dall’America Latina, ma soprattutto dove ci fosse grande spazio per l’improvvisazione e per cercare attraverso questa un linguaggio originale.



JC: Un tentativo di distacco o, meglio, di non seguire le orme del tango che è proseguito negli anni. Il gruppo riunisce quattro personalità differenti, con i rispettivi progetti e intenzioni. Il fatto che abbiate spesso diluito nel tempo le attività di Aires Tango, immagino sia uno degli ingredienti principali della vita del gruppo…


JG: Questa era l’idea e il gruppo ci ha dato tante soddisfazioni sia per la musica composta che per le esibizioni in concerto. Alessandro aggiorna una specie di scheda con i concerti fatti in vent’anni e risultano quasi seicento concerti. Posso anche dire che Aires Tango nasce nel 1994, quando non c’era ancora la moda del tango. Quando questa è arrivata – all’incirca nel 1997 – ha favorito la popolarità del gruppo. Certamente ci ha fatto piacere ma, dall’altra parte, non sono contento se il gruppo viene abbinato ad una moda. La nostra non è stata una ruffianata: ho fatto questo percorso con tutta sincerità e onestà. Dopo aver fatto una esperienza di jazz negli Stati Uniti quando sono venuto in Italia ho avuto il bisogno di suonare la musica delle mie radici: alla fine sono quelle che mi emozionano quando le suono



JC: Sicuramente anche il fatto che ciascuno di voi collabora con altri musicisti in progetti molto diversi tra loro ha aggiunto ingredienti alla ricetta di Aires Tango


JG: Ogni cosa è stata la benvenuta per poter arricchire la ricerca all’interno della nostra musica



JC: Tu – in particolare – oltre ai progetti e ai gruppi consolidati – ti sei impegnato molto nella pratica del duo: penso all’incontro musicale con Luciano Biondini, a quello con Soo Cho che ti ha visto in concerto in Olanda in questi giorni e ad altri incontri…


JG: … e ancora con Bebo Ferra per il disco Kaledoscopic Arabesque, con Francesco Nastro per il disco Passione e ora anche con Michele Campanella per Musiques sans frontiéres, un disco che uscirà per la CAM Jazz a gennaio, centrato sul repertorio di Debussy e Ravel.



JC: Credo sia la maniera più profonda per esplorarsi attraverso la musica, per certi aspetti anche meglio del solo.


JG: Il duo è più impegnativo e stimolante perché suoni quasi ininterrottamente. Nel quartetto suono meno ma faccio più da regista lasciando più spazio agli altri strumenti, seguendo le dinamiche e le possibilità delle varie combinazioni dei suoni attraverso l’improvvisazione. Il duo con Biondini, ad esempio, ha avuto bisogno di alcuni anni di ricerca sul modo di suonare e improvvisare insieme perche arrivasse a suonare come oggi piace a noi: c’è voluto tempo per cercare un contrappunto istantaneo nelle nostre improvvisazioni. E ogni duo ha avuto la sua strada.



JC: Visto che gli altri su disco o dal vivo li ho ascoltati tutti, come è il duo con Soo Cho?


JG: È un duo molto cameristico, basato sulle sue composizioni: hanno un tocco più melodico e femminile, viene privilegiato fondamentalmente l’aspetto melodico rispetto alla forza o all’energia.



JC: Torniamo al cofanetto per chiudere. Il box raccoglie tutti i dischi di Aires Tango compresi quelli non usciti per CAM: comprende quindi tutto il materiale edito di Aires Tango… non c’è nulla che sia rimasto fuori?


JG: No. C’è il primo disco, Malvinas, scomparso da tanto tempo anche perche l’etichetta era fallita. Poi i dischi fatti con Biaggio Pagano per la Via Veneto Jazz, tutti i dischi fatti col Manifesto, quello con Parco della Musica e tutti quelli CAM Jazz. C’era un disco fatto alla Casa del Jazz con gli Aires Tango e Luciano Biondini per Jazz Live 2009 ma era fondamentalmente a mio nome e non c’è nel cofanetto… comunque undici dischi penso che possano bastare.



JC: Ho visto che fate anche il concerto del veglione dell’Alexanderplatz


JG: Si, è un modo di ogni tanto passare capodanno insieme: il periodo delle feste non ci piace più di tanto e la cosa migliore e passarla suonando.



JC: Altri concerti con Aires Tango?


JG: Il 28 ottobre a Perugia al Ricomincio da Tre, poi 21 novembre al Moro Club di Cava dei Tirreni, il 10 gennaio al Pinocchio di Firenze e, poi a febbraio, il 24 al Teatro di Forlì e il 27 in provincia di Teramo.



JC: Naturalmente insieme ai tanti altri appuntamenti che si possono trovare sul tuo sito relativi agli altri progetti


JG: JG: Certo: la pagina di riferimento è www.javiergirotto.com/concerts



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