Slideshow. Ivan Macera.

Foto: da internet










Slideshow. Ivan Macera.



Jazz Convention: Così, a bruciapelo chi è Ivan Macera ?


Ivan Macera: È un percussionista, un batterista, una “persona” direi!



JC: Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?


IM: È un ricordo legato all’infanzia, in particolare alla figura di uno zio chitarrista che passava ore a studiare ed io ascoltavo e guardavo rimanendo affascinato. Un ricordo molto caro.



JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare un musicista?


IM: Probabilmente esigenza espressiva, modi di comunicare.



JC: E in particolare un compositore?


IM: L’ascolto dei suoni, l’uso di oggetti e la rielaborazione della loro tradizionale funzione, questo mi ha da sempre affascinato e questa caratteristica ho ritrovato dopo un lungo percorso musicale, ma prima ancora umano. La composizione, il gioco.



JC: Come definiresti la tua musica?


IM: Artigianale, terrena, tradizionale nel senso di musica dell’uomo, improvvisativa, acustica, di ricerca.



JC: E cosa ci dici del tuo nuovo cd con Marilena Paradisi?


IM: È stata un’esperienza molto forte che porta con sé tutto il mio vissuto musicale e umano, una sintesi della mia esperienza. Il suono di The Cave è il suono delle caverne. È il rapporto intimo e istintivo dell’uomo con il suono “puro” come già lo definisce Marilena in una intervista. Il rispetto e il “timore” dell’uomo verso qualcosa di non visibile e così costantemente presente nella vita di una caverna. Questi i presupposti per affrontare un viaggio sonoro di questo tipo. Da molto lontano ad oggi, per quanto possibile. È un disco che va ascoltato tutto d’un fiato, ve lo consiglio..



JC: Ma cos’è per te il jazz?


IM: Dialogo!



JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica jazz?


IM: Potrei dire suggestioni, nuove vie, o forse già battute, ma di sicuro scoprire sempre mentre tutto avviene. Questo per me il senso dell’improvvisazione, del jazz stesso.



JC: Tra i dischi che hai fatto ce ne è uno a cui sei particolarmente affezionato?


IM: Di sicuro quest’ultimo!



JC: E tra i dischi che hai ascoltato quale porteresti sull’isola deserta?


IM: Non saprei davvero! Forse Hosianna Mantra dei Popol Vuh, che mi ronza di nuovo intorno ultimamente.



JC: Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?


IM: Da Mozart a Debussy, Satie, Ligeti e il novecento europeo ricco di composizioni meravigliose, Scelsi per citare un compositore italiano, Cage, Stockhausen, ecc.



JC: E i batteristi/percussionisti che ti hanno maggiormente influenzato?


IM: Tutti i grandi maestri che hanno lasciato o lasceranno un’eredità forte, per citare qualche nome: Elvin Jones, Paul Motian, Tony Oxley, Pierre Favre e davvero tanti altri!



JC: Qual è per te il momento più bello della tua carriera di musicista?


IM: Quello che sto vivendo! Sempre nel presente e in continua evoluzione.



JC: Quali sono i musicisti con cui ami collaborare?


IM: Mi piace collaborare con le “persone”, il presupposto deve essere questo. Adoro i musicisti che sanno ascoltare e che sanno essere nel profondo parte dell’evento sonoro che stanno vivendo.



JC: Come vedi la situazione della musica in Italia?


IM: La musica in Italia? Gode di ottima salute secondo me, nel senso che ci sono moltissimi musicisti/colleghi/amici che fanno cose davvero interessanti, all’estero! Poi gli spazi (per “logiche” che ormai chiunque conosce) si sono via via sempre più ristretti fino al raggiungimento di condizioni di lavoro molto più che precarie.



JC: E più in generale della cultura in Italia?


IM: È un discorso lungo, complesso e nella maggior parte dei casi richiamerebbe molta retorica. Mi viene da dire soltanto che nel momento in cui il nostro paese (almeno una parte consistente e trainante della società) sarà pronto per uscire dallo stato di indifferenza in cui si trova da anni lo farà semplicemente perché sarà pronto, fino ad allora la situazione non potrà che essere questa.



JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?


IM: Sto cercando di elaborare percorsi esperienziali attraverso sound set circolari, “rigorosamente” acustici. Insomma esperienze di ascolto di 360°, voglio vedere dove mi porterà.