Anat Cohen Quartet @ Alessandria Jazz Club

Foto: Giuseppe Cavallaro della scenografia realizzata da Davide Minetti










Anat Cohen Quartet @ Alessandria Jazz Club.

Alessandria, Auditorium San Baudolino – 27.10.2014

Anat Cohen: clarinetto, sassofoni

Jason Lindner: pianoforte

Joe Martin: contrabbasso

Daniel Freedman: batteria


Il Jazz Club di Alessandria, sotto la spinta di una riapertura regolare dell’attività e rinvigorito da una nuova gestione, regala una serata di gala a fine ottobre accogliendo all’Auditorium di San Baudolino il prestigioso quartetto di Anat Cohen. La musicista israeliana, ma newyorkese di residenza, è nota anche per le tante vittorie che ha conseguito nelle classifiche USA delle riviste specializzate come miglior clarinettista. È stata ospite l’anno scorso a Sostiene Bollani, dove tra l’altro ha duettato con il pianista fiorentino e con Hamilton de Hollanda. Sovente questi grossi personaggi si esibiscono in Italia in compagnia di partners occasionali, dando luogo ad esibizioni che, normalmente, non vanno al di là della pura accademia. Nella città piemontese, invece, si schiera sul palcoscenico il gruppo al completo dell’artista nata a Tel Aviv. La sala è gremita e l’atmosfera è quella giusta per un vero e proprio evento da queste parti.


Il programma del concerto è tratto in larga misura dall’ultimo disco, intitolato Claroscuro. L’autore più eseguito è il cantante e chitarrista brasiliano Milton Nascimento, conosciuto in ambito jazzistico per le sue collaborazioni con Herbie Hancock e Wayne Shorter. Si ascoltano, poi, alcuni brani originali, principalmente a firma di Jason Lindner e un altro tuffo nel choro, ancora Brasil, con un omaggio a Pixinghuinha per mezzo della celebre Um a zero. La vie en rose, presentata in una versione prima rallentata, con successive accelerazioni e background rockeggiante, è una vera palestra per gli assoli di tutti i protagonisti della serata. Il bis è costituito dalla malinconica As rosas dao falam, a firma di Cartola, altro santone della musica verdeoro.


La Cohen parte dai temi scelti per dirigersi da altre parti in un viaggio immaginario dai Tropici all’America di oggi, arrivando a comporre una sorta di latin-funky slanciato, gradevole, a volte un po’ammiccante, ma sorretto da una professionalità di prim’ordine. Il clarinetto ondeggia sulla scena, si alza e si abbassa, danza. Spesso punta dritto il pubblico, in una posizione solitamente appannaggio della tromba. Il suono è netto e pulito su qualsiasi registro. La leader del combo sale sugli acuti senza sforzo e scende sulle note basse con passaggi virtuosistici. È completamente padrona del suo strumento, ma non concede nulla allo spettacolo fine a sé stesso.


Jason Lindner procede per blocchi di accordi con un approccio percussivo sul pianoforte. Tiene alta la concentrazione e si riserva soli efficaci, attinenti al contesto. Joe Martin al basso e Daniel Friedman alla batteria, certificano quanto sia alta la qualità delle ritmiche in ambito modern jazz oltre-oceano. Il bassista si fa trovare pronto in ogni occasione, sia nei brevi intermezzi solistici, sia attraverso un accompagnamento continuo, regolare e metronomico. Il batterista si esalta sulle cadenze più sostenute, ma tiene botta anche sul tempo andante o lento.


Anat Cohen adopera, poi, il sax tenore in un pezzo, ancora di Nascimento, arrivando agli acuti e ai sovracuti dopo una articolata progressione in uno dei momenti più caldi emotivamente della serata.


Il pubblico riserva applausi e ovazioni alla fine di un concerto certamente riuscito. La clarinettista ringrazia per la festosa accoglienza gli organizzatori e riserva un pensiero speciale per Davide Minetti, pittore locale, autore di una bella scenografia personalizzata in cui sono ritratti i quattro musicisti del gruppo in modo gioioso, ma non caricaturale (come si vede nell’immagine in alto).