Foto: Fabio Ciminiera
Il tour africano del Puglia Jazz Factory
in chat con… Raffaele Casarano
Dal 21 al 28 ottobre, il Puglia Jazz Factory – formazione composta da Gaetano Partipilo al sax alto e al sax soprano, Raffaele Casarano al sax alto e al sax soprano, Mirko Signorile al pianoforte e al Fender Rhodes, Marco Bardoscia al contrabbasso e Fabio Accardi alla batteria – ha compiuto un tour africano che ha toccato alcune delle città più importanti della parte meridionale del continente. Ci siamo fatti raccontare da Raffaele Casarano, in una veloce chiacchierata in chat, come sono andate le cose.
Jazz Convention: La prima domanda è quasi obbligata: com’è nato il progetto African Jazz Factory?
Raffaele Casarano: Il progetto iniziale si chiama Puglia Jazz Factory, che poi si è trasformato in Africa Tour in occasione delle date africane.
JC: Con questo quintetto avevate fatto già altri concerti in passato… Oltre, naturalmente, alle collaborazioni incrociate…
RC: Assolutamente. Negli anni, ognuno di noi ha collaborato in forme di duo o trio con gli altri. Poi Auditorium Parco Della Musica chiamò Partipilo e me per formare una band pugliese, chiamandola così Puglia Jazz Factory. Ci siamo sentiti con Gaetano e abbiamo naturalmente pensato a Mirko Signorile al pianoforte, Marco Bardoscia al contrabbasso e Fabio Accardi alla batteria.
JC: Rispetto alla prima chiamata del Parco della Musica, come si è evoluto il materiale che avete portato in Africa?
RC: L’idea di base da subito era quella di montare un repertorio inedito di almeno dieci brani (due per ciascun musicista che compone il quintetto), e così è rimasta anche oggi, alla vigilia della registrazione del prossimo disco che domani (sabato primo novembre 2014 – n.d.r.) svolgeremo durante il Medimex a Bari. Nei dieci brani del repertorio sicuramente ci saranno delle forti influenze africane: non poteva essere che così, viste le tantissime emozioni che abbiamo avuto durante il tour. Ad esempio ci sarà anche un brano di mia composizione che porterà il nome di Mandela, in onore di tutto il bene che ha fatto per il Mondo. Sperando che tutti noi possiamo prendere esempio da quel gigante!
JC: Come è andata la tournée in Africa? immagino sia stata un’esperienza forte sotto moltissimi punti di vista…
RC: Ci si ritrova in un gran caos, con gli occhi pieni di polvere e le labbra secche! Un grande disordine apparente, ma a pensarci bene, tutto è al suo posto. Il traffico, lo smog, la povertà e la ricchezza, il lusso, i diamanti, l’oro. All’apparenza una grande contrapposizione, in realtà sono tutti elementi che convivono uno a fianco all’altro! Un piccolo dettaglio: proprio i popoli che possiedono cotanta ricchezza non ne sono padroni. C’è sempre lo zampino delle grandi multinazionali che gestiscono tutto questo. Siamo ben lontani ancora dall’idea che ogni popolo debba agire nel proprio territorio e far di questo una propria risorsa per la propria vita. Penso infine che siamo tutti in un grande caos, senza rispetto e senza dignità. La musica è l’unica cosa che salva i popoli, la Cultura, e in Africa questo te lo insegnano e come. Ma il Mondo è sordo!
JC: Era il tuo primo viaggio in Africa?
RC: No, questo è stato il terzo, sempre in occasione di concerti.
JC: Quali città e quali nazioni avete toccato e per quale tipo di pubblico avete suonato?
RC: Il tour è iniziato da Addis Abeba in Etiopia, presso la Guesthouse dell’Istituto di Cultura Italiano. Poi siamo ripartiti alla volta di Libreville in Gabon, presso il teatro del’ Istituto Francese di Cultura. Ancora il giorno dopo in Mozambico, a Maputo precisamente presso l’African club e il giorno dopo ancora ad Harare in Zimbabwe, in teatro. Siamo ripartiti per Johannesburg, per suonare al Theatre On The Square. Poi siamo volati a Durban, dove abbiamo suonato presso il Club Italiano, e infine l’ultimo concerto lo abbiamo fatto a Nairobi, presso l’Istituto Italiano di Cultura. È chiaro che parliamo di un tour che ha toccato varie zone dell’Africa: ognuna aveva una sua particolarità e un forte impatto emotivo differente, ma rimane il fatto che eravamo sempre in un grande disordine una volta che ci ritrovavamo in strada con le macchine. Mi convinco sempre di più che quello però non è disordine, bensì una energia sconfinata per la vita, dove tutto va fatto a prescindere dalle condizioni. Penso debba essere una cosa molto triste vedere che il “Mondo” è concentrato sul benessere, sulla tecnologia e va avanti con una velocità supersonica, mentre laggiù nessuno pensa a riportare al passo quelle popolazioni. I governi fanno ancora molto poco per far si che ciò accada, e allora questo modo di vivere, è un po’ un esorcizzare questa disperazione, e quindi alla fine tutto ha una sua logica, un suo ordine! Il pubblico ci ha accolti con grande gioia, sorrisi e tantissimo affetto, tanto da registrare 7 standing ovattino alla fine dei concerti! Per una band, di jazz o no, non è mai così facile avere questo risultato. Questo a dimostrazione di quanto tutto abbia un significato vero in Africa e nulla sia passivo. La maggior parte il pubblico ci ha ringraziati per l’impatto emotivo che gli è arrivato attraverso la musica del quintetto e di questo ne siamo lusingati.
JC: Nella maggior parte dei casi avete suonato presso istituzioni europee, come sono stati “promossi” i concerti verso il pubblico locale? Nel senso erano aperti a tutti, in quale tipo di posti si sono svolti? erano gratuiti?
RC: Dunque la promozione dei concerti era rivolta alla gente del posto, oltre che ai consueti inviti alle istituzioni locali. Ci sono stati concerti ad ingresso libero e concerti a pagamento. La cosa incredibile è che questo non ha fatto differenza, perché i concerti erano tutti strapieni di gente: e questo non perché noi eravamo famosi, tutt’altro! Si percepiva una grande curiosità ad ascoltare questo gruppo italiano laggiù. La curiosità, la curiosità, la curiosità!
JC: All’inizio parlavi di influenze africane… Cosa si rifletterà di questo nella musica del quintetto?
RC: Credo si avvertirà molto, ognuno a suo modo. Parte della musica del nuovo disco è stata scritta durante il viaggio. E poi, noi veniamo dalla Puglia, che è alla fine un po’ l'”Africa del Nord”.
JC: La registrazione di domani al Medimex sarà in occasione di un concerto live, o di una studio session aperta al pubblico?
RC: Sarà come per il primo disco del quintetto, registrato all’Auditorium Parco della Musica a Roma. Una Studio Session aperta al pubblico.
JC: Quando verrà pubblicata?
RC: Ancora non sappiamo precisamente, speriamo il più presto possibile.
JC: Un ultima domanda sul quintetto… Immagino che le tante collaborazioni incrociate e la precedente esperienza abbiano creato le condizioni per reagire insieme ai tanti stimoli portati da questo tour e per usare le possibilità offerte da una frontline “particolare” con i due sax…
RC: Assolutamente si! Il quintetto è ben affiatato, sia nella vita di tutti i giorni che sul palco, e questo è raro, e quando succede bisogna solo ritenersi molto fortunati, perché fa bene alla musica. Speriamo sia così quindi anche per chi ascolterà il nuovo lavoro. Noi ce la metteremo tutta! Io e Gaetano in particolare siamo unitissimi, per me lui è il numero uno: non lo dico per facciata, lui lo sa, glielo ripeto sempre!
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