L’identità del Talos Festival e l'”ossigeno” per la politica culturale

Foto: Fabio Ciminiera










L’identità del Talos Festival e l'”ossigeno” per la politica culturale

Dialogo con l’Assessore Pasquale De Palo

Ruvo di Puglia – 11/14.9.2014

L’edizione 2014 del Talos Festival è stata caratterizzata dalla presenza di una notevole quantità di volontari al servizio della manifestazione, reclutati tra le giovani generazioni della città pugliese, e di un notevole supporto da parte degli operatori turistici. Alcuni spunti relativi al radicamento del festival nel tessuto culturale e sociale di Ruvo si ritronano nell’intervista registrata con Livio Minafra. Con Pasquale De Palo, Assessore alle Politiche Culturali, al Turismo e allo Sport del Comune di Ruvo di Puglia, abbiamo ulteriormente ampliato lo sguardo sulle scelte di politica culturale e di marketing territoriale legate al festival.



Jazz Convention: Come è nata l’idea di far ripartire il Talos Festival e come è stato costruito intorno ad esso un progetto di promozione integrata del territorio ruvese?


Pasquale De Palo: L’idea di riavviare il Festival è l’uovo di Colombo. Avere nel patrimonio di questa terra uno dei Festival più longevi della Puglia, averne già sperimentato negli anni le potenzialità culturali, artistiche e di indotto turistico erano elementi noti a tutta la città. Il vero problema che il marchio “Talos Festival” è un marchio e basta, chi lo rende vivo, chi ne dà la conformazione, chi lo plasma è la direzione artistica. Questo è stato il vero punto. Negli anni dal 2000 in poi il susseguirsi di numerosi direttori artistici aveva snaturato il Festival, trasformandolo in “Talos Jazz Festival” ed estraniandolo dalla terra che lo esprimeva. Un Festival Jazz è tale ovunque lo si proponga. Il Talos Festival invece aveva delle radici profondamente infitte nella nostra terra e questo è secondo me il vero punto di forza. Tutto questo si traduce nella scelta politica che rivendichiamo fortemente di aver voluto ridare la Direzione artistica del Festival al creatore e sviluppatore di questo laboratorio di proiezione del nostro passato nel futuro e nell’Europa: Pino Minafra. La promozione integrata è la diretta conseguenza di un progetto longevo, accreditato a livello internazionale, non scontato, assolutamente non uguale alle decine di Festival jazz che la Puglia offre. È bastato dare “ossigeno” all’entusiasmo dei vari settori dell’indotto turistico della città: ristoratori, B&B, hotel, agenzie viaggi, associazioni ambientaliste, associazioni di promozione turistica, aziende di produzione agro-alimentare… Loro hanno poi fatto il resto, con competenza, capacità imprenditoriale e soprattutto entusiasmo.



JC: Erano state prese in considerazione anche altre rassegne o manifestazioni? Per quali motivi sono state eventualmente “scartate”?


PDP: Il Comune di Ruvo non ha scartato altri Festival o Rassegne, fermo restando che la differenza tra il Talos Festival e queste ultime è sostanziale. Il Talos Festival è uno dei pochissimi (se non unico) Festival organizzato direttamente da un Comune, che ne ha anche la titolarità del brand. Il supporto del Comune ad altri Festival o rassegne nel contempo non è mancato, perchè la scelta del Comune è stata non di togliere soldi ad altri progetti culturali per riavviare il Festival Talos, ma di aggiungere il budget del Talos Festival non riducendo i fondi per gli altri progetti. A Ruvo in questi anni sono nati nuovi Festival e Rassegne. Penso al festival e Concorso di Musica Classica e Clavicembalistica “Wanda Landowska”, alla Rassegna di Corali Polifoniche dedicata al concittadino M° Michele Cantatore che ha visto partecipare il Coro della Cappella Sistina, Mons. Marco Frisina e altri nomi di caratura nazionale ed internazionale. Ruvo di Puglia non vuole puntare unicamente sul Talos Festival, ma su un fermento culturale continuo che porti alla identificazione di Ruvo come città della Cultura, e non unicamente come città del Talos, che pure è senza dubbio il progetto di maggiore valore internazionale che questo piccolo comune pugliese custodisce.



JC: Cosa significa per una realtà tutto sommato piccola rispetto alle città circostanti, puntare in modo massiccio su un singolo evento?


PDP: Significa opportunità. Significa poter aprire le porte della piccola cittadina alle migliaia di avventori da tutto il mondo. significa mettere in mostra non solo i nostri beni culturali materiali, ma il Festival diventa l’occasione per far vivere, respirare, impegnare il pubblico della immane quantità di patrimonio culturale immateriale che permea il nostro territorio.



JC: Immagino che la questione identitaria sia fondamentale in questo senso.


PDP: Assolutamente. Partiamo dal nome del Festival. Esso riprende l’eroe rappresentato in un cratere attico conservato nel Museo Archeologico Nazionale Jata di Ruvo, che artisticamente rappresenta una unicità mondiale, rappresentando per la prima volta una figura che presenta un accenno di tridimensionalità. Proseguiamo con la spina dorsale del Festival: la Banda. anch’essa è nel DNA di questa comunità. È proprio questo che rende forte il progetto: il Talos Festival può essere vissuto solo a Ruvo di Puglia e non altrove nel mondo, perchè qui si è creato quel melting pot di bellezza, storia e tradizione che grazie alla visione di Pino Minafra diventa quella magia che chiunque viva sente forte già nell’aria.



JC: Una delle peggiori tegole che ricadono sulle manifestazioni culturali è la mancanza di continuità. Cosa state facendo per fare in modo che il Talos resista e come lo state radicando nella realtà ruvese?


PDP: Non esiste un mezzo per garantire la continuità ad un progetto culturale. che sia un Comune o una Fondazione, le scelte di politica culturale le fanno gli uomini che in quel momento hanno l’onere e l’onore del potere. Quello che stiamo cercando di fare è creare una coscienza collettiva che difenda questo patrimonio da futuri atti distruttivi e vandalici. Come? Avvicinando al Festival l’intera città, aggiungendo al segmento internazionale, da 3 anni a questa parte, una lunga anteprima gratuita che avvicina, guida, fa crescere ed educare il pubblico anche locale, sì da non far vivere il Talos Festival come “corpo estraneo” e sì da difenderlo da chi volesse in futuro alterarlo o impedirne la realizzazione. Nessun politico o membro di un CdA di una fondazione farebbe un’azione che cozza con l’opinione pubblica…



JC: Una chiave importante è la presenza del Consorzio EAT. Quali sono le specificità di questa realtà e come esporta il nome di Ruvo di Puglia fuori dalla regione?


PDP: Appena insediati catalizzammo la nascita in seno al mondo del commercio di una realtà associativa che fosse composta da ristoratori, B&B, hotel, agenzie viaggio, produttori agro-alimentari, tutti gli operatori diretti ed indiretti turistici. L’idea è stata quella, da un lato, di avere un “corpo intermedio” rappresentativo di un settore del commercio e dell’agricoltura che fungesse da pungolo e da propositore delle politiche turistiche del comune, dall’altra avere un gruppo di commercianti che guardasse al di là della naturale e sana concorrenza che c’è tra loro e che fossero accomunati da una visione un po’ più “lunga e lungimirante”, i cui effetti poi avrebbero ricaduta positiva su tutti, ferme restando le capacità e la competitività dei singoli. Molte sono state le iniziative che hanno visto questo Consorzio promuovere le nostre tradizioni enogastronomiche, non solo durante il Festival, ma anche a Sanremo, Svizzera, eventi fieristici e di promozione nazionali ed internazionali.



JC: Come si vincono i mugugni di quelli che vedono sempre “il bicchiere mezzo vuoto” o che magari non si sentono rappresentati dal progetto?


PDP: I mugugni non li ascoltiamo. Il malessere dei cittadini che non si sentono rappresentati dal progetto Talos Festival e neanche dai circa 200 eventi che annualmente il comune promuove, o si traduce in proposta concreta, e allora abbiamo l’obbligo ed il piacere di prenderla in considerazione, ma se rimane mugugno noi andiamo avanti. Lo sport diffuso della critica non costruttiva, che non si traduce in cittadinanza attiva, in proposta di soluzioni o di idee innovative o migliori è il risultato di un approccio comodo, qualunquistico e assolutamente non può bloccare le nostre scelte. Amministreremo la città fino al 2016 e lo faremo, come si richiede alla politica, compiendo delle scelte. A fine mandato umilmente valuteremo il giudizio della città, ma non possiamo fermare la concretizzazione di uno sviluppo basato sulla cultura, sulla bellezza e sul turismo sostenibile solo per qualche mugugno improduttivo.



JC: Per chiudere, cosa state preparando per le prossime stagioni?


PDP: Confermiamo tutti gli eventi e progetti che hanno una continuità: la Primavera della Lettura (presentazione di libri e laboratori di lettura per i più piccoli), “Confabulare” (gara di lettura per bambini e ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado), Talos Festival, Concorso e Festival Wanda Landowska, Rassegna di Corali polifoniche “Canterò per sempre l’Amore del Signore”, il piano di promozione dei famosi riti della “Settimana Santa” di Ruvo di Puglia, oltre che gli oltre 100 eventi della Primavera Rubastina con mostre, concerti, rassegne cinematografiche. Per il 2015 apriremo il primo Museo Civico, che si chiama “Museo Casa della Cultura” in un Palazzo del Cinquecento comunale, totalmente restaurato, che sarà museo del Libro e museo Archeologico Virtuale. e la prima Pinacoteca Comunale di Arte Contemporanea, essendo questa città quella che ha dato i natali al Maestro Domenico Cantatore, come ad altri artisti come Chieco o Di Terlizzi.



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