Swiss Jazz: Irène Schweizer & Jürg Wickihalder – Spring

Swiss Jazz: Irène Schweizer & Jürg Wickihalder - Spring

Intakt Records – CD 234 – 2014




Irène Schweizer: pianoforte

Jürg Wickihalder: sax soprano, sax tenore






Misura dopo misura – ma il percorso è adesso pressoché sterminato – l’arte della veterana del piano da Sciaffusa è pervenuta a chiaro coronamento: artista completa che può davvero vantarsi senza vanagloria alcuna di aver abitato, ed in varie forme segnato, le più significative stagioni della musica creativa nonché le più polemiche fasi del’Euro-jazz, Irène Schweizer non manca un’occasione per sancire la propria eminente sapienza e l’enorme talento immaginativo.


Maggioritario per presenza compositiva nell’album, il più giovane Jürg Wickihalder, originario da Glarus ed insediato a Zurigo, è già forte di un cursus di collaborazioni estese tra le tre ultime generazioni del free, mantenendo con entusiasmo la leadership del proprio European Quartet, graziato dalla regolare e determinante partecipazione appunto di Schweizer, con la quale si perviene ora alla prima esperienza in duo.


Monk in prima istanza, ma non secondariamente anche Waldron (e intuitivamente la controparte Lacy), Dollar Brand e quant’altri innovatori della tastiera e relative applicazioni segnano molti dei colori e delle ispirazioni, i cui materiali sono metabolizzati e veicolati da una evidentemente organica formazione a due, che s’inscrive in una già nutrita letteratura a sé, costituendo un momento cameristico che è anche fucina imprevedibile delle amalgame e delle invettive nel jazz di più ristretto insieme.


Muovendo in tangibile libertà rispetto all’incanalamento di “genere”, dribblando perfino il vincolo e l’esigenza di una piena espressione radicale, i due configurano criticità incruente e comunque privilegiando una cantabilità ariosa, coltivando le curiose cellule melodiche con calibrata malizia e trasgressiva classe, che raramente si dispone alla provocazione estrema coltivando anzi un non spiacevole clima d’antan.


Magistrali il nitore e la plastica delle figurazioni di Schweizer, di una qualche acerba crudezza i segni degli ottoni di Wickihalder, che pur permane voce di duttile e assai argomentata loquela, e insieme seguendo, in reciproco ascolto, una corrente ispirativa meditata ed insieme istantanea, modellano un songbook personale ed estemporaneo.


Magia concreta, costruttive tessiture di memorie in libertà, lezione (piuttosto annunciata) di vitalità – senza vanità – in Musica.



Link di riferimento: www.intaktrec.ch/player_intakt234.html