Foto: Fabio Ciminiera
Stefano Bollani. Talking about Zappa
Roma, Feltrinelli Via Appia Nuova – 12.11.2014
Incontrando il folto pubblico accorso in un pomeriggio di novembre presso una delle librerie Feltrinelli di Roma, Stefano Bollani ha non solo amabilmente chiacchierato del suo lavoro dedicato a Frank Zappa, ma sostanzialmente confermato tutto quanto ha creato la sua notevole popolarità: modestia, competenza, arguzia, simpatia, semplicità sono solo alcune delle doti di quello che resta in primo luogo un dotatissimo pianista e compositore capace allo stesso tempo di intrattenere amabilmente e con intelligenza.
Dalle registrazioni jazz per ECM a quelle di stampo classico per la Universal, passando per altri progetti come il trio danese e la musica brasiliana, il repertorio del pianista milanese (spinto verso il jazz dall’ammiratissimo Renato Carosone all’età di undici anni) è ormai vastissimo e privo di punti deboli. Sa suonare magnificamente e con grande semplicità anche le cose più complicate, sa interagire con gli altri musicisti ed essere leader di un gruppo, così come sa stare adeguatamente al fianco di grandi (a loro volta) leader come è proficuamente successo con Enrico Rava. Senza dimenticare il Bollani irressistibile divulgatore di cultura musicale alla tv (Sostiene Bollani) e simpaticissimo stralunato conduttore radiofonico al fianco di Davide Riondino (Il Dottor Djembè). In tutto questo, nella storia personale di questo musicista e nella sua primaria formazione, non poteva mancare il genio assoluto di Frank Zappa con la immensa opera che ha saputo creare nella sua purtroppo breve vita.
E così Bollani, insieme ad un gruppo di ottimi compagni di studio e di palco (fra i quali il trombonista Josh Roseman ed il bassista Larry Grenadier) ha intrapreso nel 2011 un giro di concerti denominati Sheik Yer Zappa tesi ad esplorare liberamente il repertorio del grande musicista di Baltimora. Il titolo deriva da un lavoro del 1979 intitolato Sheik Yerbuti, con un indimenticabile Zappa in versione araba in copertina e brani come Bobby Brown Goes Down, condensato della filosofia zappiana e della sua visione del famigerato American Dream. Da queste coordinate ha preso l’avvio un incontro assai piacevole che ha aiutato molti fra i più giovani a conoscere meglio Zappa (che lo merita) ed a familiarizzare con un artista che si è avvicinato alla magmatica materia (Zappa è stato uno dei maggiori compositori del Novecento ) cercando di interpretare al meglio l’opera (in parte) di un musicista che, dietro l’immagine che appariva ai più, era un rigoroso compositore esigentissimo con i suoi musicisti ed interprete di musica totalmente scritta e quasi mai improvvisata.
E dentro la piacevole chiacchierata ricca di interventi di parte del pubblico c’è stata ancora un volta l’occasione di apprezzare tutte le qualità suddette raccolte in un artista davvero aperto, moderno e poliedrico.