Foto: la copertina del libro
Jazz Set: Guido Michelone racconta le vite straordinarie di venti musicisti jazz.
Barbera Editore – 2014
Jazz Set «ha quale principale obiettivo l’amore per il jazz e – ecco la ragione divulgativa! – il tentativo di infondere, tramandare, ribadire tale amore soprattutto ai giovani che si avvicinano per la prima volta a questa musica».
Guido Michelone è un infaticabile e straordinario divulgatore di “musiche”, nonché scrittore eclettico che traduce in parole la sua forte passione e competenza. Jazz Set, termine da lui inventato per descrivere e raccontare spaccati di storia e vite immaginifiche spese tra arte e quotidianità in contesti storico/sociali tra i più disparati e culturalmente distanti l’uno dall’altro. E Michelone lo fa con la maestria e professionalità che lo contraddistingue, usando un linguaggio semplice, diretto, alla portata di chiunque senza rinunciare al pathos passionale che lo caratterizza e lo rende particolare tra i “narratori” di storie jazz.
In Jazz Set i profili trattati sono venti. Uomini e donne che con la loro azione hanno costruito storie di jazz attraversando un secolo di suoni e cambiamenti. Lo sguardo di Michelone su questo mondo è obliquo, se non trasversale, e alternativo. Considera, a volte, la popolarità (nazional) a discapito dell’azione storica. Il loro essere da jet set rispetto alla venerabilità culturale. Quattro protagonisti di questa appassionata e “popolare” schiera sono italiani. Il sorprendente Trio Lescano, l’inimitabile Lelio Luttazzi, l’inossidabile Franco Cerri e il mediatico e inventivo Stefano Bollani. A loro si aggiungono alcuni americani come la “bistrattata” Dakota Stanton o il grande compositore George Gershwin. I due non sono proprio jazz, ma come dice l’autore: «… il jazz da sempre risulta un’arte che preferisce includere anziché escludere». E poi a ruota arrivano le vite fascinose e affascinanti di Frank Sinatra, Billie Holiday, Duke Ellington, Louis Armstrong, Thelonious Monk, Jimmy Smith, Glenn Miller, Chet Baker, nonché le vicende del genio bizzoso Keith Jarrett. Da li il passo è breve per dare un’occhiata “alternativa” anche in Europa. Del vecchio continente Michelone ci racconta, giustamente, le gesta dello tzigano Django Reinhardt, la sorprendente vitalità del duo orchestrale Francy Bolland/Kenny Clarke e le suggestioni free del polacco Krzysztof Komeda, padre putativo del trombettista Tomasz Stanko. Inoltre rinverdisce la memoria storica raccontando la vicenda di Esbjörn Svensson, pianista geniale e leader dell’omonimo trio E.S.T., morto durante una sfortunata immersione in mare.
Rimanendo coerente con il suo taglio “traverso” l’autore non manca di segnalare i redivivi Soft Machine, band seminale del rock progressivo con evidenti diramazioni jazz. E come se non bastasse in ogni biografia consiglia cosa ascoltare. Cosa volere di più da Jazz Set? Buona lettura!
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