Zone di Musica – ZDM1404 – 2014
Eugenio Colombo: sax alto, sax soprano, flauto
Giancarlo Schiaffini: trombone
Luigi Marino: zarb, cymbals, portable electronic devices, oggetti
Totem è il disco che testimonia il ritorno in coppia allargata di Eugenio Colombo e Giancarlo Schiaffini, a 17 anni dall’ultima incisione del trio S.I.C. comprendente, oltre ai due musicisti romani, il batterista free Michele Iannacone. Qui il terzo elemento è rappresentato da Luigi Marino a vari tipi di percussione e all’elettronica. I due componenti dell’italian instabile orchestra hanno trovato modo di collaborare in tante situazioni diverse, in questo lasso di tempo, l’ultima delle quali all’interno del progetto su Mario Schiano sfociato nella registrazione di If not. Non è occasionale il fatto che i liberi improvvisatori siano portati a provare sempre nuove esperienze e confronti inediti, a “tradire” i partners con altri compagni di avventura, per poi, magari ricostituire i vecchi rapporti su altre direzioni di lavoro. Fa parte dell’atteggiamento puro del ricercatore, sempre in tiro per reperire situazioni inconsuete e foriere di possibili sorprese favorevoli. Il rendez vous in questo cd produce la magia della creazione istantanea, supportata da una cultura musicale tanto profonda quanto multiforme. I due compositori, infatti, si pungolano con un’azione sapiente di proposta e controproposta, di incontro e di scontro fra due modi conciliabili sì, ma con differenze estetiche non secondarie. Giancarlo Schiaffini punta tutto sulla ricerca timbrica. Crea flussi di suono, mettendo in secondo piano il tema e l’armonizzazione. Quello che conta veramente è il suono stesso, depurato da sovrastrutture superflue, se così si può dire. Per mezzo del trombone spara bordate violente o pronuncia fraseggi ruvidamente delicati. Va a sondare fino in fondo alla culisse per raggiungere il massimo consentito delle note basse, raddoppiando o triplicando le stesse, fino a salire repentinamente in alto, ottenendo l’effetto del barrito dell’elefante. È un vero gigante in questa scientifica riproposizione di tutto un campionario di tecniche ortodosse ed eterodosse con il suo ottone a campana aperta o chiusa da sordine che Schiaffini adopera magistralmente. Su questo campo minato, ribollente di invenzioni, si inserisce la voce del sassofonista, impegnato a sua volta in un solo prolungato che si sovrappone ai movimenti sussultori e ondulatori provocati dal trombonista. Colombo ritaglia suggestioni provenienti dalle sue passioni dichiarate, la musica del Mediterraneo e quella etnica, per farle diventare schegge geneticamente modificate che si risolvono in una serie di artifici musicali irregolari, fra cui spiccano, in particolare, i colpi secchi con la lingua sull’ancia, un vero e proprio marchio di fabbrica del polistrumentista laziale.
Luigi Marino, da parte sua, ascolta concentratissimo quello che gli succede attorno e lavora di cesello interpretando gli stimoli provenienti dai due illustri colleghi. Di volta in volta il percussionista piazza colpi isolati o si lancia in sequenze ritmicamente corpose e consistenti, sulla scia di quanto viene allestito davanti a lui. Sono chiazze di colore minimamente evidenziate o sfondi densi e compatti.
Gli undici brani sono intitolati Tanz, danza, ma è tutto su un piano mentale o concettuale. Non ci sono, cioè, sequenze compiute che suggeriscano immediatamente l’idea del ballo, tranne la traccia numero sei, la più definita ritmicamente.
Il disco conferma le grandi capacità compositive, all’impronta, di Colombo e Schiaffini. Luigi Marino si dimostra, allo stesso tempo, un musicista in grado di sintonizzarsi con l’immaginario e la visionarietà dei due leaders, ben figurando in un contesto così impegnativo.
Il Totem, nell’etimologia, oggetto di culto e venerazione, in questo caso, si può identificare nella pratica di un’improvvisazione assoluta provvista di un background solido, non lasciata scorrere senza controllo, in maniera casuale.