Parco della Musica Records – MPR 062CD – 2014
Francesco Bearzatti: sax tenore, clarinetto
Eric Surmenian: contrabbasso
Manu Roche: batteria
Prima traccia. L’ascoltatore appassionato ricorda immediatamente la “Freedom suite”.
Ultimo brano; echi caraibici, sentori della vecchia “Saint Thomas”. Nasce e finisce nel segno di Sonny Rollins questo bel disco. Un omaggio dichiarato, apertamente, nel secondo pezzo della scaletta; un tributo non scontato, mai banale.
Questo live del 2006, registrato in Francia e opportunamente riversato in disco è semplicemente una bella session di jazz. Una cinquantina di minuti di musica libera e appassionata, in cui la lezione del grande sassofonista è solo un ottimo pretesto di partenza. Quello dei Bears non è un progetto musicale particolarmente definito (d’altronde l’incisione è del 2006 e solo da pochi mesi è disponibile su cd). È invece l’ennesima riprova della forza misteriosa del jazz. Una musica che nelle sue espressioni migliori, anche in situazioni del tutto estemporanee, riesce a essere a volte felina e ricca di souplesse, altre aggressiva e spiazzante, potente e sensuale; mai ripetitiva, mai di maniera. Il discorso del trio scorre senza intoppi, senza cali di tensione. L’ascoltatore sente immediatamente il piacere di suonare insieme, di evocare i grandi del passato senza imitarli pedissequamente.
Certo, nella sesta traccia Bearzatti lascia il suo segno, dettando alla ritmica, sul clarinetto una lancinante melodia di Joey Baron. Un pezzo ricco di colori classici, talora orientaleggianti; un racconto musicale che sarebbe piaciuto a Sidney Bechet.
Anche nel drumming ricchissimo di Manu Roche si sentono mille richiami e influenze, così come nel basso puntuale e affascinante di Eric Surmenian. Ma alla fine l’ascoltatore rinuncia volentieri al piacere sottile e un po’ perverso delle assonanze e delle genealogie musicali e si abbandona al flusso di energia swingante che promana dal gruppo, senza sentire il bisogno di meditare su innovazione e tradizione, sull’inedito e sul già sentito. Lo spirito che anima le sette tracce è, come detto, quello della jam session, che rimane sempre e comunque, una delle pratiche più spettacolari dell’esperienza jazzistica.
A dire il vero, Bearzatti ha deciso di riprendere la formula del trio senza piano e sta riproponendo i Bears con Marco Serafini al basso. In attesa di conoscere i risultati dell’operazione vale davvero la pena di ascoltare, (e riascoltare) questo pregevole cd.