Autoprodotto – 2014
Alessandro Florio: chitarra
Mattia Magatelli: contrabbasso
Alessandro Florio è un musicista dai buoni studi e dalle eccellenti frequentazioni. Si possono citare Franco Cerri ed Enrico Intra, fra le personalità italiane che lo hanno indirizzato e gli hanno concesso di suonare con loro. Il chitarrista campano, poi, si è specializzato in Olanda e negli USA, ampliando, così, i suoi orizzonti di conoscenza e diventando sempre più competente sul suo strumento. Per la sua prima pubblicazione discografica, Taneda, accanto a Florio figura il solo Mattia Magatelli, bassista valtellinese, altro giovane curioso con un curriculum di collaborazioni già sufficientemente fornito. Il duo chitarra-contrabbasso ha illustri cultori e praticanti. Basti pensare a Jim Hall e Charlie Haden, di cui la Impulse ha pubblicato nel 2014 una registrazione del 1990 proveniente dal festival di Montreal. Non si deve trascurare, fra gli altri, neppure il connubio Maurizio Brunod-Miroslav Vitous, attivo da qualche anno e presente nella programmazione di importanti rassegne nel nord Italia.
I due protagonisti dell’incisione affrontano il compito con un grosso rispetto per la tradizione, cercando di non cristallizzarsi, però, in parti predefinite. Il contrabbasso, cioè, non si dedica semplicemente all’accompagnamento, ma enuncia i temi, in certe circostanze e poi li porta avanti, li sviluppa. La chitarra si impegna in una attenta tessitura armonica e melodica, lasciando al partner la facoltà di intervenire da solista all’interno dei motivi. Si verifica, così, un proficuo scambio di ruoli all’occorrenza.
Magatelli ha un timbro secco e asciutto. Florio usa la chitarra elettrica di preferenza con un suono nitido e definito. Nel suo eloquio non indulge in ricami e orpelli. Non produce note a profusione, ma tende a ridurne il numero, limitandosi a quelle necessarie. Si delinea un dialogo sobrio fra i due, in questo modo, alieno da eccessi.
Il repertorio selezionato ha per centro Monk. Tre pezzi sono a firma del compositore afroamericano, più Just you, Just me di Jesse Greer, interpretata spesso dal pianista di Rocky Mount. Completano l’album un brano di Oscar Pettiford e tre originals, di cui sono autori i titolari dell’impresa.
Il cd, in fin dei conti, racchiude una musica eseguita con cura e affetto, in verità un po’ troppo monocromatica. Non ci sono, inoltre, elementi di novità sconvolgenti nel disco ma si evince dall’ascolto una passione verace per il jazz, per i suoi maestri.
Florio e Magatelli si avvicinano ai modelli di riferimento umilmente, con riguardo, per mettersi sulla strada della continuità senza strappi o salti verso altre dimensioni epressive. È questo il modo che il duo ha scelto per entrare nel mondo del jazz, con discrezione e senso della misura.