Mauro Patricelli/Chano Olskaer/Matias Seibaeck – Music for drums and keyboards

Erika Dagnino Trio - Sides

Gateway Music – 2014




Mauro Patricelli: pianoforte, tastiere, elettronica

Chano Olskaer: batteria

Matias Seibaeck: percussioni





Dopo l’ottimo Cite Peau del 2013, Mauro Patricelli, pianista abruzzese trapiantato da anni in Danimarca continua a la sua ricerca sui rapporti fra tastiere e percussioni. Il precedente cd lo vedeva impegnato al piano acustico ad interloquire con il drummer Chano Olskaer. Qui l’organico ed il discorso musicale si allargano agli idiofoni ed alle percussioni di Matias Seibaek, mentre Patricelli esplora anche le potenzialità sonore delle tastiere elettroniche. Uno studio appassionato, come scrive l’autore nella presentazione del suo progetto, delle differenze e delle analogie fra le tastiere a corda e quelle più percussive.


Come nel precedente progetto anche qui, la parte della batteria è rigorosamente scritta, nei minimi dettagli e fa da cornice al gioco delle tastiere. E questo è un elemento di novità non indifferente. Non sono certo moltissimi Per non dire nessuno) gli autori che mettono al centro della composizione una linea percussiva scritta


Non si tratta quindi di jazz in senso stretto, quanto di una serie di studi su combinazioni timbriche e ritmiche basate sulla scrittura.


Nella musica di Patricelli, l’improvvisazione ha un suo ruolo importante ma non essenziale


Su questo aspetto il musicista abruzzese ha idee molto precise. Come diceva in un’intervista, pubblicata da Jazz Convention nel 2013, «penso che nel caso del jazz si possa parlare di un tipo di composizione basata sull’oralità piuttosto che sulla scrittura. Sotto questo punto di vista si potrebbe paragonare il jazz alle musiche tradizionali contadine. Un altro aspetto importante del jazz è lo sviluppo di una teoria musicale molto sofisticata. Anche quest’aspetto mostra a mio avviso che il “cuore” del jazz è la composizione e non l’improvvisazione.»


Il risultato immediato di queste idee originali è decisamente buono. Si tratta di studi, come dice lo stesso autore, ma il lavoro di Patricelli e dei suoi partner non scade mai nella autoreferenzialità o nel cerebralismo. Al contrario, la musica dei tre è sempre ricca di energia e di vitalità, ha spesso sapori funky, tiene viva l’attenzione dell’ascoltatore per tutta la durata del disco, crea sospensioni ed attese, apre sempre nuovi scenari (Dragadiddle trio, quarta traccia del lavoro è particolarmente significativa in questo senso).


Difficile inquadrare una proposta come questa in un genere più o meno definito. La musica di Patricelli, felicemente innervata da un poderoso senso ritmico , punta decisamente su strade nuove anche se non ne traccia alcuna in particolare. È una ricerca molto libera, quella del musicista abruzzese. Forse più rarefatta rispetto al disco precedente e soprattutto all’incantevole La partenza della sposa, inciso, fra gli altri, con Javier Girotto e Diana Torto e dedicato alla musica popolare abruzzese, ma ugualmente incisiva ed incalzante.