Giotto Music – LM127 – 2014
Mosè Chiavoni: sax soprano, clarinetti
Francesco Ciarfuglia: pianoforte
Mosè Chiavoni e Francesco Ciarfuglia riprendono alcune pagine di Bela Bartok per innescare un lavoro di rilettura, improvvisazione, composizione di brani originali – Fonti del Clitunno e San Lorenzo, oltre al passaggio di avvicinamento alle Danze Popolari Rumene – realizzato secondo una visione rigorosa e, allo stesso tempo, intrigante, rivolta ad unire atteggiamento classico, rispetto delle forme e dello spirito del materiale di partenza e la libertà esecutiva.
Come riporta lo stesso Ciarfuglia nelle note di copertina, la Scuola La Maggiore di Perugia ha tenuto aperto il discorso su Bartok con laboratori e progetti specifici. Il lavoro in duo, prosegue il pianista, sarà seguito da altre registrazioni che vedranno coinvolti ensemble diversi sulle musiche del compositore ungherese. Bartok ha aperto una strada moderna e fertile sul confronto con le musiche popolari, una strada seguita dai personaggi più illuminati del Novecento alla ricerca di un dialogo con le radici che potesse andare oltre il recupero puro e semplice per diventare un reale punto di partenza, trattato con rispetto e usato secondo le modalità artistiche della modernità.
Sulla scorta dell’importanza del personaggio, del lavoro fatto e dell’atteggiamento interpretativo, Chiavoni e Ciarfuglia si muovono con piglio sicuro all’interno di un disco sfaccettato. Passaggi languidi e momenti incalzanti vengono risolti sempre con buona proprietà di linguaggio e con una narrazione filante e suggestiva. L’impasto sonoro del pianoforte con i vari fiati diventa un’arma convincente per spostare gli equilibri del discorso e far progredire il filo complessivo del disco. Il duo si muove su segmenti brevi e, così, le improvvisazioni non si allontanano mai troppo dalla matrice e dalle motivazioni di partenza, mantenendo una coesione costante sia nel complesso del lavoro che nella “puntualità” dei singoli passaggi.
La disposizione dei brani – diciotto tracce per quasi quarantanove minuti complessivi – è un ulteriore tassello utile alla causa del disco. La scelta – efficace dal punto di vista “drammatico” – di aprire con Children’s Song n. 3 e Children’s dance e concludere con il Nocturne tratto dai Mikrokosmos: una partenza lenta che diventa via via più giocosa e un finale riflessivo, sempre più sospeso, creano una struttura potenzialmente circolare, utile per mantenere l’ascoltatore all’interno del disco e per rappresentare, se si vuole, il concetto con cui il duo si muove nei confronti del materiale suonato, un movimento circoscritto ma operato con giudizio in tutte le direzioni espressive.
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