Foto: inviata dall’Ufficio Stampa di Aperitivo in Concerto
Viktoria Mullova Ensemble @ Aperitivo in Concerto
Milano, Teatro Manzoni – 15.3.2015
Viktoria Mullova: violino
Matthew Barley: violoncello
Paul Clarvis: percussioni
Joao Luis Nogueira Pinto: chitarra classica
La stagione 2014/15 di Aperitivo in Concerto si chiude con un concerto dedicato alle diverse anime della Musica Popular Brasiliana, affidato peraltro ad una formazione eclettica, composta da musicisti diversi per provenienza geografica e stilistica. L’ensemble guidato dalla violinista russa Viktoria Mullova esplora in lungo e in largo il vasto subcontinente brasiliano, le sue atmosfere e i suoi ritmi: si passa infatti dal samba allo choro alla bossanova in una sue musiche e i suoi accenti
Pur essendo un progetto non immediatamente riferibile alla musica classica (“the first non-classical project”, per usare la presentazione sul sito della violinista), i brani vengono interpretati in maniera rigorosa: il quartetto rilegge le partiture con approccio accademico, seguendo il binario solido dell’arrangiamento. Una visione cameristica e raffinata, in pratica, di un repertorio scelto con grande accuratezza, costruito con attenzione e comprendente diverse pagine meno frequentate e ugualmente valide. I quattro musicisti affrontano con intensa partecipazione i temi e il dialogo tra gli strumenti: il canto, affidato al violino, si intreccia con la gestione armonica realizzata attraverso il gioco di corde innescato da chitarra e violoncello – brasiliano il primo, britannico il secondo – in un continuo scambio di ruoli e di modalità di utilizzo. Paul Clarvis si occupa dell’aspetto ritmico, tanto fondamentale e fondante per la musica brasiliana, declinando la sua esperienza sfaccettata in maniera efficace quanto personale e differente dai canoni abituali dei vari generi incrociati.
Stradivarius in Rio, infatti, reca sin dal titolo la matrice che lo anima. Nel corso del concerto, presentando il progetto, la stessa Mullova ha ricordato di amare da sempre il mondo musicale brasiliano. Se sia effettivamente la prima musicista ad affrontare una simile esplorazione con il violino e, in particolare, con il prezioso esemplare di liuteria, conta fino a un certo punto. È senz’altro più significativo lo sviluppo del progetto e l’applicazione degli assunti di partenza. Il percorso viene esemplificato dall’esecuzione incalzante ed energica di Tico Tico che, via via, si avvicina nel suo vorticoso, sempre controllato ed espressivo virtuosismo al mondo sonoro dell’Est europeo, in una fusione peculiare e spontanea di stili e immaginari, di riferimenti e sonorità. Se è uno dei passaggi più spettacolari e coinvolgenti del concerto – tanto da venire riproposto come bis, tra gli applausi del pubblico – è altrettanto vero che rappresenta in maniera tangibile il filo seguito da Viktoria Mullova e dai suoi musicisti. L’idea, vale a dire, di interpretare il materiale secondo le proprie intenzioni, potenzialità e linguaggi: un terreno intermedio non troppo lontano dall’approccio accademico né dalle matrici originali. Diverse le soluzioni escogitate, dalla fedeltà totale all’originale fino ad arrivare alla reinterpretazione del celeberrimo Brazil di Ary Barroso realizzata secondo schemi contemporanei da Misha Mullov-Abbado. La padronanza estrema degli strumenti e dei linguaggi fanno il resto e regalano molte pagine di alto livello, soprattutto quando il quartetto si dedica alle canzoni più languide e si affida al dialogo degli archi di violino e violoncello, lasciando emergere la vena romantica e classica del materiale interpretato.
“Ritmi del nostro tempo” è l’assunto della rassegna, la frase contenuta nel logo e presente con esso sul fondale del palcoscenico. E il concerto del Viktoria Mullova Ensemble ne coglie l’essenza attraverso una stratificazione di visioni estetiche e espressive: se il rischio possibile è quello della perdita di un’identità definita, di una deriva stilistica assimilabile alla “cucina internazionale”, la sintesi e la convergenza, le mutue influenze per dirla in una maniera differente, sono uno degli aspetti più importanti della nostra contemporaneità, un aspetto imprescindibile e, per molti versi, ineludibile. Stradivarius in Rio supera le strettoie insite in un’operazione simile proprio per il fatto di non nasconderle o evitarle: le scelte operate, brano dopo brano, mantengono sempre il quartetto ben al di sopra del livello di guardia, in un programma condotto con grande eleganza e controllato equilibrio.
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