Antonio Sanchez – Three Times Three

Antonio Sanchez - Three Times Three

CAMJazz – CAMJ 7879-2 – 2014




Antonio Sanchez: batteria, tastiere (Constellations)

Brad Mehldau: pianoforte (CD 1)

Matt Brewer: contrabbasso (CD 1)

John Scofield: chitarra elettrica (CD 2 – #1-3)

Christian McBride: basso elettrico, contrabbasso (CD 2 – #1-3)

Joe Lovano: sax tenore (CD 2 – #4-6)

John Patitucci: contrabbasso (CD 2 – #4-6)






Non si può dire dell’energico, e sempre più carismatico drummer messicano che non abbia saputo affrancarsi dal ruolo di fila o gregario (indipendentemente dai grandi contributi al soundscape delle formazioni methenyane o quant’altre collaborazioni), avendo lavorato, operosamente e con netti tratti estetici, ad un proprio opus discografico, graziato da attenzioni positive e tratteggiato da un personalità interpretativa in cui un’eleganza dichiaratamente senza orpelli sposa una visione strategica, naturali qualità che lo hanno promosso dalla posizione, quantunque assai corposa, di sideman per collocarlo con agio e in piena visibilità nel who’s-who dell’ultima generazione del jazz d’incontro.


Amministrando i novanta minuti circa dell’album piuttosto equamente nella triplice espressione delle ternarie formazioni, Sanchez & C. non pongono in opera ripensamenti né revisioni sensibili della formula-trio, ma si appone almeno un’opportuna diversificazione della fisionomia solistica: così la bronzea conformazione e la netta espressione di accordi e note di Brad Mehldau, le duttilità elettrificante e il denso portamento bluesy delle corde di John Scofield, i corposi bagliori e l’eloquenza solida di John Lovano (per limitarsi agli strumenti solistici) ma certo anche le dinamiche carpenterie variamente immaginate dagli strumenti bassi di John Patitucci, Christian McBride e Matt Brewer, inventivi e partecipanti, non attingono ad ulteriore forma da questa estemporanea palestra, pur disponendosi comunque a cooperare nelle conformazioni spaziali di un geometrico senso del tempo, né abbisognano di scosse energetiche da parte di piatti e tamburi, che pur e comunque esitano in un plastico fattore galvanizzante per l’eterogeneo soundscape del triplo trio.


Embricandosi istantaneamente con le energie delle corde basse, costantemente tesa a definire i tratti istantanei delle tracks, l’energia tellurica e naturale di Sanchez conferisce energie animali e grafismo di tratto appena ingrossato, con spiccato senso del sostegno e della progressione melodica, incastonata con libertà entro i suoi schemi mobili e d’aperto interventismo ma comunque di calibrata, istintiva logica.


“Classy and effortlessly” s’espongono le prestazioni degli sperimentati solisti e, al di là delle preferenze, tutti si confermano, nella forma e nella sostanza, fedeli a sé stessi, il godibile programma così giunge a qualche picco espressivo ad esempio nella tesa Nooks and Crannies (con Scofield-McBride), nell’esplosiva I mean You (Lovano-Patitucci) o nella concentrata Constellations (Mehldau-Brewer) e la mainstream-fusion dell’insieme fa da dinamico legante dei talenti che qui non s’espongono a rischi identitari.


Senza averne l’ambizione, Three Times Three esita comunque in una suggestiva lezione riepilogativa di libertà ed espressione, quanto meno a conferma delle arti del Nostro: sapiente, allargato, esplorativo, interventista, il senso ritmico d’istinto pittorico è ampiamente celebrato in questo album ricco quanto meno nelle lussuose line-ups, costituito da materiali in apparenza liberi da angustie innovative di forma, ma che utilmente contribuisce a confermare i tratti di personalità di un personaggio dalla musicalità generosa e sfaccettata.