Rosa Brunello Consonance Quartet @ 28 DiVino Jazz

Foto: Fabio Ciminiera










Rosa Brunello Consonance Quartet @ 28 DiVino Jazz

Roma, 28 DiVino Jazz – 24.4.2015

Rosa Brunello: contrabbasso

Filippo Vignato: trombone

Enzo Carniel: pianoforte, Fender Rhodes
Stefano Tamborrino: batteria

Consonance è una formazione collettiva e in una felice fase di costruzione creativa. E con tanti piccoli tasselli messi insieme con cura. Innanzitutto la scelta di una frontline particolare, costituita dall’incrocio di trombone e Fender Rhodes. Una visione di insieme della musica, pensata e applicata con grande equilibrio. Un repertorio utile per cercare un dialogo tra tradizione, avanguardie e spinte del presente.


Ma andiamo con ordine. La combinazione di trombone e Fender Rhodes è sicuramente l’aspetto in primo piano nella voce del quartetto. Una combinazione fluida e “rotonda”, priva di angolosità eccessive per la conformazione stessa dei due strumenti, ma utilizzata da Filippo Vignato e Enzo Carniel in maniera dinamica e in grado di assecondare i diversi momenti del flusso sonoro, passando dal piglio più vigoroso ad attese riflessive e sospese. La ritmica energica proposta da Rosa Brunello e Stefano Tamborrino è l’esatto contrappeso alla frontline: la forza viene gestita con oculatezza e non sovrasta mai il senso delle composizioni, siano esse originali o provenienti dalla penna di Coltrane o Coleman; toni e interventi vengono incastrati con cura nel lavoro del solista di turno o dell’esposizione del tema.


E con questo arriviamo in modo relativamente veloce al secondo punto. Vale a dire la coesione del quartetto. Pur essendo una formazione di recente nascita, il quartetto gioca su alcuni elementi sicuri come la consuetudine dell'”asse Vignato-Brunello”, la disposizione all’improvvisazione libera dei suoi quattro componenti, riferimenti comuni nella storia del jazz (Coltrane, le avanguardie europee, Ornette Coleman, ma anche certi rimandi al jazz di inizio novecento). E procede nella costruzione della “voce della band”, grazie a una gestione fluida di questi riferimenti, ad un incrocio libero e non remissivo – presente, certo, ma non deferente – tra le influenze e le intenzioni stilistiche personali.


Il repertorio è la conseguenza del ragionamento fatto per l’identità sonora di Consonance. Brani ripresi, dediche, libere interpretazioni, percorsi “autonomi” che prendono le mosse dalle matrici prefissate si alternano in modo efficace nel concerto e permettono ai quattro protagonisti di confrontarsi con il flusso musicale, con il complesso di un mondo sonoro che va evolvendosi. E il terreno del confronto è tutto il concerto, sia l’esposizione dei temi che gli assolo che le sezioni affidate al collettivo o a parti di esso.


Al termine dell’esibizione del quartetto resta la sensazione di un materiale gestito in maniera equilibrata, senza fare sconti ma senza cercare complicazioni fini a sé stesse, utile per trovare un “compromesso” tra attitudini radicali e necessità melodiche, tra riferimenti stilistici differenti, dal blues al free, e le motivazioni di ciascun componente.



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